domenica 3 febbraio 2008

Scuola di Comunità pagg. 27-72; scheda a cura di Giorgio Razeto

Si può vivere così?
Uno strano approccio all'esistenza cristiana (continua I Capitolo - La Fede)
Un metodo fondamentale per la cultura e la storia (pag. 27)
I. la cultura, la storia e la convivenza umana, si fondano su questo tipo di conoscenza che si chiama fede (conoscenza indiretta, conoscenza di una realtà attraverso la mediazione di un testimone)
"... Togliete questa conoscenza per mediazione, dovete togliere tutta la cultura umana, tutta, perché tutta la cultura umana si basa sul fatto che uno incomincia da quello che ha scoperto l'altro e va avanti..."
Una premessa decisiva (pag. 28)
I. l'oggetto di tutto ciò che approfondiremo è il campo della fede, è la realtà guardata e vissuta nella Fede
"... parlare di Cristo, dell'anima, del destino, del Mistero, è parlare di fede. Il contenuto di tutto quello che diremo non si vede, eppure si può conoscere attraverso una testimonianza, attraverso dei testimoni..."
II. la parola fede sarà sviluppata al livello più importante: quello del destino
"... quello che ci interessa nel dialogo tra noi è il destino tuo e mio e suo e dell'altro e dell'altro. Il destino che lo vede? Chi ha visto? Chi ha preso l'ombrello perché pioveva e, andando sul marciapiede col soprabito nuovo, bianco, di quelli lisci incontra a un certo punto, dopo 34 passi, il destino? Non lo può trovare! Il destino non lo puoi vedere. Il destino è per sua natura Mistero..."
III. il metodo della fede è quello in cui la ragione è più esaltata,
A. perché per fidarsi uno deve impegnare tutto se stesso (ragione, occhi, cuore, tutto)
1. il metodo della fede implica una ragione più completa, una ragione in tutti i suoi nessi con gli altri aspetti della personalità
2. per questo, la persona più unita, che vive tutti gli aspetti della personalità, fa molto meno fatica a capire se fidarsi dell'altro o no
"... chi invece è patologico non si fida mai di nessuno, non riesce a fidarsi più di niente, si taglia via dalla vita...".
B. al di fuori della fede, la ragione è impegnata in modo parziale, in relazione ad un tipo di oggetto
"...un uomo che sappia tutto sulla mosca e faccia sulla mosca un librone di 1500 pagine... e di sua moglie non capisce un'acca - e i suoi figli lo odiano tanto li tratta male -, è un pover'uomo, non un Premio Nobel... lui è acutissimo in un segmento della realtà... la mosca... su questo sa tutto, ma non sa niente del suo destino né della situazione altrui. È un povero disgraziato, pur essendo un Premio Nobel..."
IV. parleremo
A. di fede come riconoscimento di un contenuto invisibile della realtà
B. di come questo contenuto è raggiunto attraverso la ragione, attraverso il metodo della fede, la testimonianza
V. un'osservazione capitale: quanto più uno è morale, tanto più è capace di fidarsi; quanto meno uno è morale, tanto meno è capace di fidarsi
nel testo L. Giussani, Il senso religioso, in L'itinerario della fede, Firme oro, Rizzoli, Milano, 2007, pag. 32, si definiscono valori morali, quelli che riguardano l'umano comportamento nel suo aspetto di significato (se tu ti puoi fidare di quell'uomo o no; fino a quale punto gli puoi far credito; che cosa puoi valorizzare di un altro; se la tal persona è leale o no). Più avanti, a pag. 46, si afferma che la moralità consiste in una posizione giusta del cuore: l'amore alla verità dell'oggetto più di quanto si sia attaccati alle opinioni che già ci siamo fatti su di esso.
"il Signore ha dato un esempio, un paradigma di questo atteggiamento di amore alla verità: "Se non sarete come bambini non entrerete nel regno dei cieli". Non è un ideale di infantilismo che ci ha proposto, ma di sincerità attiva di fronte al reale, di fronte all'oggetto che si prende in considerazione. "Ma..., se..., però..."; dicono "pane al pane e vino al vino", o come disse ancora Cristo: "il vostro dire sia 'sì', ' no'; ogni altra posizione viene dalla menzogna".
Invito alla preghiera (pag. 32)
I. bisogna pregare Dio
A. per essere veramente morali: per dir di sì a ciò che è positivo e dir di no a ciò che è negativo
B. perché l'uomo è cattivo, ed essendo cattivo dice di no anche all'evidenza
C. il capriccio è la posizione con cui gli uomini stanno di fronte alla vita nel suo significato cioè davanti al destino
"Un bambino che fa i capricci, gli metti sotto il naso un bicchiere e gli dici: "È un bicchiere, vero? Carlino, dì che è un bicchiere. È un bicchiere questo qui?". "No!" "È un bicchiere?" Dice di no, perché è capriccioso"
II. Giussani è un testimone così come tutti i compagni di cammino più grandi
III. con la fede, fidandosi di questi testimoni, si arriva al vero; altrimenti non si arriverebbe mai ad affermare con certezza
IV. poiché è in gioco il destino, non giungere mai al significato, vuol dire distruggere la vita
Ripresa di pensieri (pag. 33)
I. il lavoro è l'espressione dell'uomo
"esso rappresenta il rapporto attivo che c'è tra me che vivo, immagino, penso, sento, e faccio in base a quello che penso e sento, e la realtà, per cui l'uomo usa la realtà, usa il tempo e lo spazio e crea la sua vita. In base a quel che crea sarà giudicato".
II. la parola destino domina la vita e non c'è nessuno che ci pensi
"Non c'è nella settimana, che è la misura fondamentale del lavoro cioè dell'espressività della persona, un minuto consegnato a pensare al proprio destino, a ciò per cui si lavora e quindi per cui si vive... si soffre, si gioisce, si usano le cose e si crea quello che sembra più giusto, più piacevole".
III. il contenuto della strada che si percorrerà è il timore e tremore per il destino, è il desiderio del destino e dell'attesa di un destino gioioso
IV. ciò che determina la preghiera è la passione e la preoccupazione per il proprio destino
V. bisogna stare attenti nella preghiera
"perché c'è sempre qualche parola o qualche espressione su cui l'animo può fermarsi a pigiarne il senso... c'è una parola che ti colpisce più delle altre..."
VI. Giussani, nell'Ora Media, è colpito dalla parte del salmo che recita "Beato e fedele ai suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore"
A. beato vuol dire lieto: ha l'animo diverso da come tutti vivono
B. i suoi insegnamenti sono l'ordine della realtà
C. "beato chi è fedele" indica chi aderisce alle cose come naturalmente, cioè originalmente, cioè divinamente sono impostate
D. beato chi cerca con tutto il cuore quest'insegnamento, questo significato delle cose
E. "Distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via"
1. cose vane: l'aspetto effimero e perciò ingannevole delle cose
2. vivere sulla tua via: rendimi sempre più fedele alle cose come le hai fatte Tu
VII. le meditazioni che faremo
A. corrispondono a queste due domande
B. vogliono essere un aiuto alla letizia del nostro vivere (questo sarà anche un sintomo della giustezza del nostro modo di seguire)
2. La dinamica della fede (pag. 37)
I. la fede
A. è un metodo di conoscenza della ragione
B. un metodo di conoscenza indiretto perché è mediato dal fatto che la ragione si appoggia a un testimone
C. è il più importante di tutti i metodi della ragione perché impegna tutto l'uomo
"molto più dell'evidenza che si basa sui sensi è molto più della scienza che si basa sull'analisi e sulla dialettica... per fidarsi... occorre impegnare tutta la lealtà della propria persona, occorre applicare lacune dell'osservazione, occorre implicare una certa dialettica, occorre una sincerità del cuore, occorre che l'amore alla verità più forte che non l'antipatia... occorre un amore alla verità... è tutta la persona che viene impegnata..."
D. è il metodo più dignitoso, più prezioso, perché lo sviluppo della convivenza come esistenza della società,una società piccola come la famiglia o la società nella sua totalità non potrebbe esserci senza la fede
"Se tutti noi non ci fidassimo uno dell'altro cosa succederebbe? Di fatto laddove manca la naturalità di queste cose vanno in giro con i coltelli, con le pistole: nessuno può fidarsi più di nulla"
E. la convivenza, la storia, la cultura sono tutte basate su questo metodo: sul metodo della fede
"La cultura è lo sviluppo della conoscenza, ma tu sviluppi la conoscenza se, fidandoti della scoperta che ti è data da chi ti precede, aggiungi la tua scoperta, e chi viene dopo di te, fidandosi di quel che gli dai tu, aggiunge la sua scoperta"
II. la sorpresa più grossa è sentir parlare della fede come l'aspetto più importante nell'uso della ragione
A. perché su di esse è fondata la convivenza, la storia, la cultura
B. ma prima ancora perché tale metodo implica l'impegno della totalità della persona
La credibilità del testimone (pag. 39)
I. l'unico vero problema è questo: quando uno si può fidare del testimone?
A. si può aver fiducia irragionevolmente oppure ragionevolmente, in modo ingiusto o in modo giusto
B. è giusto fidarsi di una persona quando sono sicuro che
1. sa quel che dice
2. e non mi vuole ingannare
II. quando uno raggiunge la certezza su una persona, allora logicamente deve fidarsi
"Per raggiungere questa certezza, se aveste studiato Scuola di Comunità, vi ricordereste della terza premessa, quella che parla della moralità. Se uno è morale raggiunge questa certezza, se uno non è morale non raggiunge mai la certezza, oppure raggiunge la certezza in modo irragionevole, si fida di chi non si deve fidare".
III. la fiducia è un problema di coerenza con una evidenza della ragione
A. raggiunta direttamente
B. o indirettamente, attraverso il testimone, subito o in seguito a una convivenza
"Per esempio: sali in treno, non sai mai chi trovi in treno; ci sono lì tre persone in uno scompartimento e tu stai zitto, attento al tuo portafoglio e zitto. Poi si comincia a parlare e capisci che sono tre persone buone, tre persone del popolo, buone, e tu ti fidi e dici: "Vado via un momento" e lasci lì il tuo pacchetto con i soldi. E infatti torni indietro e lo trovi...anche perché non c'è stata nessuna fermata!"
L'inizio di un fatto nuovo nel mondo (pag. 42)
I. Cristo si conosce per mezzo del metodo della fede (Cristo, infatti, non lo conosciamo direttamente, né per evidenza, né per analisi dell'esperienza)
A. il problema della fede è entrato nel mondo come metodo della ragione applicato a qualcosa di sopra ragionevole, di impensabile, di inconcepibile
"Giovanni battista ha visto un uomo andar via e improvvisamente illuminato dallo spirito... si mise a gridare: «Ecco l'Agnello di Dio. Ecco Colui che toglie i peccati del mondo»... due che erano lì hanno visto l'uomo verso cui lui tendeva la mano e allora si sono allontanati anche loro e hanno seguito, pedinato quest'uomo... quello lì si è sentito pedinato, si è voltato indietro. «Cosa volete?» «Maestro, dove stai di casa?» «Venite a vedere.» E così quei due sono stati tutto il pomeriggio sentendolo parlare, vedendolo parlare, perché non capivano niente di quel che diceva, ma il modo con cui diceva era così persuasivo, era così evidente che quell'uomo diceva la verità... Sono andati via e alla prima persona che hanno trovato hanno detto: «Abbiamo trovato il Messia»; hanno ripetuto una sua parola di cui non capivano veramente il senso, ma comunque, essendo esso già anche nell'orecchio della gente, hanno ripetuto le sue parole".
B. la certezza della fede, ad ogni miracolo, nella convivenza diventa sempre più grande fino a costituire il fondamento della vita
"Il secondo capitolo del Vangelo di Giovanni termina dicendo: «Di fronte a quel miracolo, credettero in Lui i suoi discepoli»; era il miracolo del cambiamento dell'acqua in vino. Ma come, non hanno già creduto nel capitolo precedente? E infatti questo è un ritornello che continua nel Vangelo: quando c'è un grosso miracolo, ecco il ritornello che riprende: «Credettero in Lui i suoi discepoli». Molto giustamente questa ripetizione non solo non è inutile, ma conferma la verità di quello che si sta dicendo, di quello che il Vangelo dice, perché è il gioco dell'approfondimento della certezza in noi".
II. la prima caratteristica della fede cristiana è che parte da un fatto, un fatto che ha la forma di un incontro
III. La seconda caratteristica è l'eccezionalità del fatto. Una presenza eccezionale
A. quando qualcosa corrisponde al criterio per cui si vive e si giudica tutto, all'«esperienza elementare», alle esigenze più profonde del cuore, allora è eccezionale
"Trovare un uomo eccezionale vuol dire trovare un uomo che realizza una corrispondenza con quel che desideri, con l'esigenza di giustizia, di verità, di felicità, di amore... che dovrebbe essere una cosa naturale, ma non capita mai, è impossibile, è inimmaginabile".
B. eccezionale equivale a divino, perché la risposta al cuore è Dio
IV. la terza caratteristica della fede cristiana è lo stupore, di fronte all'eccezionalità della Presenza; lo stupore è sempre una domanda, almeno segreta
"il fatto da cui parte la fede in Cristo, l'incontro da cui parte la fede di Giovanni e di Andrea - dando loro un'impressione assolutamente eccezionale, perciò il presentimento di qualche cosa di sovrumano, mai immaginato inimmaginabile - ha destato in loro un grande stupore"
A. episodio della guarigione del paralitico (Matteo 9, 2-7; Marco 2, 1-12; Luca 5, 18-26)
B. la tempesta sedata (Matteo 8, 23-27; Marco 4, 37-41)
V. lo stupore è sempre una domanda, almeno segreta, per cui il quarto fattore della fede cristiana è la domanda: «Chi è costui?»
" Qui si pone il problema della fede, la risposta alla domanda è la risposta di fede: uno dice di sì e l'altro no"
A. Gesù appare in ogni circostanza un essere superiore a ogni altro; c'è in lui qualcosa, un «mistero»
B. dall'eccezionalità di Gesù nasce la domanda «Chi è costui?»; la domanda mostra che ciò che Egli sia in realtà non lo si può dire da soli
C. le differenti risposte alla domanda dipendono dall'impegno con Lui, dalla convivenza sistematica con Lui (un caso di certezza morale)
sul metodo della certezza morale: cfr. L. Giussani, Il senso religioso, in L'itinerario della fede, Firme oro, Rizzoli, Milano, 2007, pagg. 31-36; L. Giussani, All'origine della pretesa cristiana, in L'itinerario della fede, Firme oro, Rizzoli, Milano, 2007, pagg. 248-251
1. la folla, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, vuole farlo re (Giovanni, 6, 5-15)
2. i giudei, i farisei (gli intellettuali, giornalisti), quando Gesù dichiara che darà la sua carne da mangiare e il suo sangue da bere, dicono che è matto (Giovanni, 6, 48-58)
3. tutti lo abbandonano, solo i discepoli restano: sulla base della convivenza con Gesù, pur non comprendendo, dovevano fidarsi delle sue parole (Giovanni, 6,59- 69)
" Allora Pietro - e questo è il punto che sintetizza, come dicevo prima, tutto questo drammatico posto di Cristo e il sorgere della fede del mondo, questo è il momento in cui sorge la fede in Cristo nel mondo e durerà fino alla fine del mondo - Pietro, Simon Pietro, con la solita irruenza dice: «Maestro, anche noi non comprendiamo quel che dici, ma se andiamo via da te, dove andiamo? Tu solo hai parole che spiegano la vita. È impossibile trovare uno come te. Se non deve credere a te, non posso più credere ai miei occhi, non posso più credere in niente». È la grande, vera, reale alternativa: o il niente in cui tutto va a finire... oppure quell'uomo lì ha ragione, è quello che dice di essere"
VI. quinta ed ultima caratteristica della fede: la responsabilità di fronte al fatto, la risposta
A. la caratteristica suprema dell'atto umano, soprattutto quando l'uomo sta di fronte al suo destino, è la libertà
"Di fronte a questo in cui tutto è così chiaro - «Se non credo a Te non credo ai miei occhi», questa è la sostanza della posizione di San Pietro - di fronte alla domanda «Chi è Costui?» e di fronte alla risposta che Pietro dà, uno può dire e sì o no: aderire a quello che dice Pietro oppure andar via come sono andati via tutti gli altri".
B. l'unica cosa razionale è il sì, perché la realtà che si propone corrisponde alla natura del nostro cuore, alla sete di felicità, alla natura del nostro io, all'esigenza di verità, più di qualsiasi nostra immagine
C. il no non nasce da ragioni ma da uno scandalo
1. lo scandalo, che vuol dire inciampo, è una forma di menzogna che si chiama preconcetto
2. Cristo è contrario a ciò in cui uno ripone la sua speranza (inutilmente, perché non c'è nessuna speranza che poi accada)
"... detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì con i piedi e le mani avvolti in bende e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare". Molti dei giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quello che aveva compiuto, credettero in Lui. Ma alcuni corsero dai farisei a Gerusalemme (Giovanni 11,38-48)... Molti dei giudei credettero di Lui e alcuni corsero ad accusarlo: lo stesso fatto eccezionale, lo stesso incontro eccezionale in molti diventa si è in alcuni diventa no. Non c'è ragione: non dicono «è un'illusione»... no, no, no, corsero ad accusarlo: il no nasce sempre dal preconcetto, dal fatto che Gesù diventa scandalo, impedimento a quello che vorresti".
La Fede – Assemblea (pag. 58)
I. per fare l'assemblea si fanno domande
A. riferendo cose che si sono sentite
B. esplicitando sentimenti che si sono provati
II. in questo modo si evitano due cose
A. che si legga credendo di capire
B. l'artificio dell'astratto (il parlare astratto, ché è quasi uguale al parlare a vanvera)
C. le parole che ci diciamo, che abbiamo imparato o sentito da Cristo, direttamente o attraverso la Chiesa, c'entrano con quello che viviamo, con la vita, si rivolgono al cuore, che è il luogo proprio della ragione
"La ragione sta dentro il cuore altrimenti e un aquilone, come l'aquilone di Pascoli che se ne vola via..."

L'aquilone di Giovanni Pascoli
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.

Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.

Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:

un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
sì, gli aquiloni! E' questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.

Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera

bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.

Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.

Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.
S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.
S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.

Più su, più su: già come un punto brilla
lassù, lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?

Sono le voci della camerata mia:
le conosco tutte all'improvviso,
una dolce, una acuta, una velata...
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! E te, sì, che abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.

Sì: dissi sopra te l'orazioni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!

Tu eri tutto bianco, io mi rammento:
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento.

Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi!

Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore
ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch'io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto...

Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!

Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co' bei capelli a onda tua madre...

adagio, per non farti male.


III. è importante studiare a memoria
"Studiare a memoria vuol dire immedesimarsi, rendere parte di sé, parte del proprio sangue un'esperienza grande e grandemente umana ed espressa con una bellezza a noi ignota; vuol dire parteciparvi"
IV. la differenza tra l'eccezionale e l'emozionante
A. eccezionale
1. è l'esperienza di una corrispondenza di quello che incontri con le esigenze del tuo cuore
"...una corrispondenza eccezionale rispetto ai rapporti soliti. Ma quanto più è eccezionale, tanto più è impensabile e ti fa restare pieno di stupore: è lo stupore della verità, veritatis splendor, lo splendore della verità che ti rende pieno di stupore..."
2. l'eccezionalità ha qualcosa che non c'è nell'emozione: il giudizio, il paragone fra i criteri del nostro cuore e la realtà in cui ti imbatti
B. l'emozione
1. è la reazione psicologica a qualcosa che incontri
2. è una cosa che chi avviene, che provi
V. la corrispondenza è un giudizio che paragona la realtà in cui ti imbatti e che genera un'emozione, cioè una reazione psicologica o psichica, con le esigenze del cuore, di felicità, di verità, di bellezza, di bontà
A. i criteri, le esigenze
1. sono sempre ben chiari
2. indicano il rapporto con il destino, il rapporto con Dio
B. il giudizio è l'applicazione dei criteri all'oggetto che ti crea un'emozione
"Cosa vuol dire giudizio? Tu sei innamorato, ti sei innamorato della segretaria, come può capitare a tanti, come, specialmente adesso, capita a tutti: questo corrisponde al disegno che Dio ha fatto sulla tua vita e, perciò, corrisponde al cammino della felicità tua o no? Vediamo: sei sposato, tanto che hai una bambina, perciò si abbandoni tua moglie tua figlia tradisce il compito che Dio ti ha dato, perciò non sei più sulla strada della felicità. E nonostante che sempre felicità per te scappare con la segretaria, nonostante che ti sembri più felicità quella, è il contrario, ti porta all'opposto: sei pazzo".
C. occorre che l'emozione sia giudicata: l'emozione eretta a criterio di azione, senza giudizio è il motivo addotto per commettere tutti gli errori che fanno gli uomini in questo mondo
D. se vai contro le esigenze del cuore, vai contro il disegno di Dio, vai contro la strada al destino, contro la tua vita
"La strada destino non è descritta né, tantomeno, salvata dall'innamoramento che quel povero disgraziato ha avuto per la segretaria, ma dal fatto dell'essere fedele a sua moglie e alla sua bambina, cioè alla vocazione al compito che Dio gli aveva dato. Sarebbe stato un sacrificio grandissimo, pensa che sacrificio sarebbe stato per quell'uomo tranciare l'esigenza di scappare con la segretaria per stare con la moglie e la bambina. È un sacrificio fino a morirne... si deve fare fino a morirne, perché «che cosa vale se prendi tutto quello che vuoi e per di te stesso?» diceva Gesù... è il Vangelo che dice questo: «Chi vuole la sua vita, la perderà», chi è attaccato alla sua mozione, al suo modo di sentire, si perderà".
VI. Cosa vuol dire che il sì che dico a Cristo implica la totalità della mia persona?
A. per vedere Cristo in ogni cosa, perché diventi habitus, abitudinario, il percepire in tutte le cose la presenza del Mistero che è diventato un uomo di carne ossa e perciò la presenza di Cristo, bisogna compiere un lungo cammino: si tratta di cominciare
B. l'inizio è domandare, al mattino, di pensare il più spesso possibile durante la giornata a Cristo
"Cosa vorrà dire pensarlo spesso? Pensarlo: per esempio, immaginandoti di essere come Giovanni Andrea di fronte a quell'uomo che parla; oppure giudicando quel che devi giudicare, e comportamento degli altri, dal fatto che Dio è diventato presenza, che è presente a te, che è presente a tutti e nessuno lo sa. E ti viene il magone a pensare che nessuno lo sa. E questo con il tempo rende maturi in tutto".
1. occorre recitare l'Angelus quando ti svegli perché ricorda il punto in cui tutto è cominciato
"Dite bene l'Angelus: «Mi accada secondo la Tua parola»: nei rapporti con tutti gli uomini la al lavoro, nel rapporto con tutta la gente che vedrò sul tramvai o in strada, i rapporti con le cose, con la pioggia che secca o un sole che troppo caldo... bisogna domandare".
C. dobbiamo abbordare questo "altro mondo" di cui viviamo, per cui siamo uomini, sorgente della felicità, della pace, dell'attrattiva e della creatività
D. Dio ci ha spinti davanti alla soglia di questo mondo: bisogna oltrepassare questo confine ed entrare: vivere è entrare dentro questo vero mondo
"... Le cose diventano cento volte più belle. Così, la ragazza a cui vuoi bene è fatta di un Altro, è fatta di Cristo - «Tutto in lui consiste» -, le montagne, il corpo di questa ragazza è fatto di una Altro perché da sola sarebbe nulla, nulla".
E. c'è un aiuto umano: la compagnia fatta di persone chiamate a cercare come te
"... quella compagnia è l'unica realtà veramente umana, totalmente umana, che esista al mondo. Tutto il resto del mondo è umano come una grande ferita che gridi di essere rimarginata, una grande solitudine che esiga di essere sorpresa da una illuminazione, da una protezione che venga da altri come sé. Allora il compagno diventa veramente un altro sé e nasce tra gli estranei come noi un'affezione più grande di quella che si ha per il padre e la madre, fino all'emozione. Perché il giudizio di corrispondenza matura fino a identificarsi con l'emozione... più grande di quella che hai per tuo padre e tua madre...non perché dimentichi tuo padre e tua madre, ma perché impari a capire che l'importanza di un tuo padre e tua madre è che hanno in qualche modo collaborato a questa strada - per esempio facendo ti nascere - così che se fossero (scusate l'ipotesi),2 delinquenti, gli anni con i tuoi compagni. Altro!"
VII. Il riconoscimento della corrispondenza
A. non può mai coincidere con la diminuzione del tuo dovere: il tuo lavoro devi farlo tutto
B. è una cosa che si insinua mentre lavori, nel tempo diventerà abituale
"Come prendendo il bicchiere per bere vedo con la coda dell'occhio che a destra c'è, imponente, Carlo, così Cristo diventa una presenza come nella coda dell'occhio, una presenza continua... ma col tempo".
C. la corrispondenza deve essere totale, sfida la totalità, oppure non è
"... nessuno ve lo ricorda, nessuno; ce l'hanno dentro soltanto vostro padre e vostra madre. Quando un uomo una donna diventano padre e madre hanno dentro - senza che se ne accorgono, senza pensarci neanche - hanno dentro la passione per il destino del bambino a cui danno vita: non se ne accorgono neanche, però c'erano dentro. Tant'è vero che se il figlio o la figlia decidono una strada che è contraria a quella che prevedevano loro, cedono soltanto di fronte ad una cosa, alla felicità del figlio. Tanto è vero che se vedono che il figlio è contento, prima resistono, resistono, resistono, ma poi a un certo punto cedono: sarà una bella festa quando cedono!"
VIII. lo stupore, la domanda profonda che è la caratteristica della fede
A. lo stupore viene prima della domanda
B. non puoi fare una domanda se non sei attratto: c'è qualcosa che ti attira, allora tendi. Tendere vuol dire domandare
"Giovanni Andrea non lo conoscevano, mai conosciuto. Gli vanno dietro con timore e stanno là tutto il pomeriggio a vederlo parlare, perché non capivano neanche bene quel che dicesse... Riferitevi sempre lì: in Andrea e Giovanni, vedendo parlare a quell'uomo - e quanto più parlava, tanto più questo avveniva - era naturale desiderio di conoscerlo, di stare con Lui, di sentirlo ancora parlare. E questo desiderio era una domanda, era come una domanda; veniva in loro la domanda: «Farci stare con te, continua a parlare, parlaci sempre». Tant'è vero che a un certo punto, nella sinagoga di Cafarnao, Simone l'ha detto chiaramente con quella frase che rimane per tutta la storia: «Se andiamo via da te, dove andiamo? Tu solo hai parole che spiegano la vita»".
IX. Fede e incontro
A. l'incontro è lo strumento, il fenomeno per cui ti accosti alla fede
B. la fede è riconoscere che è presente nel mondo e nella storia del mondo Dio fatto carne, fatto uomo, costituito cioè fattore di essa, fattore della storia, fattore della realtà presente
"La fede è questa. Quando Gesù disse al padre dell'epilettico: «Se credi, tuo figlio può essere salvato», lui rispose con la più bella frase con cui avrebbe potuto rispondere: «Credo, Signore, aiuta la mia incredulità», affermando nello stesso tempo la sua volontà di credere, l'evidenza che c'erano motivi per credere, e l'umiltà della sua debolezza. E Gesù davanti a queste cose... era finito!"
C. il modo con cui la fede nasce ragionevolmente è un incontro fra la coscienza - intelligenza, sensibilità e affettività - dell'uomo e una Presenza umana eccezionale
"...la grande Presenza palesa se stessa come sorgente di una eccezionalità, di una grandezza di efficacia che era assolutamente insospettabile. Così che l'uomo dice quello che hanno detto gli apostoli: «Se non crediamo in questo uomo, non possiamo più credere neanche i nostri occhi»"
X. note di metodo
A. bisogna leggere, rileggere, parlare, riparlare, dieci, cento volte queste cose perché diventino mens, misura di tutto, mentalità
B. bisogna rifare il cammino, capire i nessi, ripassare i rapporti tra parola e parola, in modo che sia chiaro
C. altrimenti si rimane schiavi della mentalità comune
D. la recita al mattino dell'Angelus è come una spada e farà una crepa dentro il muro della mentalità comune e la allargherà ogni giorno di più

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