giovedì 29 gennaio 2009

Si può vivere così? - scheda a cura di Giorgio Razeto

PARTE SECONDA - SPERANZA
Cap. IV - La Speranza

I. La speranza è il frutto della fede
"per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo...abbiamo anche ottenuto attraverso la grazia di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Cristo" (San Paolo, Rom. 5, 2).
II. il contenuto della speranza è la gloria di Dio, il riconoscimento di Dio: la fede ci fa capire, vantare di capire e sperare che è per la gloria di Dio che tutto il mondo si muove, che tutto il mondo riconoscaDio, che Dio si faccia riconoscere da tutti
"lo scopo di tutto questo moto per cui ti alzi al mattino ed è una cosa piccola - pensate al vostro lettino, quel piccolo lettino da cui fuoriesci come un topolino; pensate al sole che sorge, da che lettone immenso! - tutto ciò che si muove, la fede ci fa capire e vantare di capire che è per la gloria di Dio. La fede ci fa sperare di vedere che tutto quanto si muove, si muove per la gloria di Dio"
III. il primo modo di vedere questo è capire non vederlo
"Avverrà in California...un terremoto per cui metà California...precipiterà in mare: capire questo è molto più che vederlo, tanto è vero che comprendendolo si può incominciare a mettere i piloni in mare, cioè incominciare a prepararsi"
IV. la speranza è il secondo fattore descrittivo di una personalità nuova; secondo perché deriva dal primo, la fede: senza fede non c'è speranza, con la fede ci può essere speranza
1. Certezza sul futuro
I. La speranza
A. è riconoscere una certezza per il futuro che nasce dalla fede: dal riconoscere una Presenza certa
B. nasce dalla memoria: dalla coscienza di una Presenza che comincia nel passato ed è giunta fino a te
"...la certezza di un presente ti rende certo di un futuro. Per essere certo del futuro, devi essere allora certo di un precedente al futuro, di qualcosa che precede il futuro. La speranza come certezza in una cosa futura poggia su tutto il passato cristiano...perciò non si può far memoria di Cristo come Presenza senza in qualche modo interessarti, meravigliarti, stupirti, vantarti, inorgoglirti, essere contento di tutto ciò che è accaduto in questi duemila anni..."
C. nasce in un modo che noi non vediamo ma possiamo saperlo sulla base della fede: a Dio nulla è impossibile!
"...capisco la vostra difficoltà: la certezza del futuro...non si appoggia sul presente come una pietra...su un'altra pietra...nasce in un altro modo che non vediamo, non possiamo vedere. La certezza della mia fede nasce da ieri, dall'altro ieri, da San Gregorio Magno millecinquecento anni fa, nasce da sant'Ireneo milleottocento anni fa, nasce da San Policarpo millenovecento anni fa, nasce da san Giovanni, nasce da sant'Andrea, nasce da Simon Pietro. Come fa a nascere e giungere fino ad ora? Non possiamo vederlo, possiamo saperlo però! Perché a Dio nulla è impossibile".
D. la ragione, coscienza della realtà secondo la totalità dei suoi fattori, mostra che io ho la fede, anche se non si capisce come avviene; anche se non si capisce sei costretto ad ammettere che c'è un fenomeno che si chiama fede
"Io ho la fede, io credo. Tu sai che io credo...Ma non puoi saere come avviene in me la fede, non posso saperlo neanch'io. E tu, ché anche tu ha la fede (spero!), non puoi sapere neanche tu come fai ad averla. Anzi, sarà uno degli spunti più belli della tua vita, se sarà pensierosa: come mai a me sì e a tanti altri no? E ti commuoverai di fronte al fatto che Dio abbia scelto te, abbia prediletto te su tanti altri...anzi, da un un punto vista molto banale...ti frega! Dio ti frega perché, se ti dà la fede, te la dà perché tu la attui, la comunichi ad altri, cioé ti rende strumento della sua missione.
II. In sintesi, le parole più importanti sono
A. la fede, riconoscere con certezza una presenza
B. la parola certezza che riguarda il futuro
C. il nesso tra il primo ed il secondo punto
III. La speranza nasce da una grande grazia (Peguy, Il portico del mistero della seconda virtù): la certezza della fede, che è il seme della certezza della speranza
A. la fede, certezza di un presente, di un significato nel presente, nel tempo, dà luogo ad una certezza nel futuro
"C'è un periodo che sembra di incertezza, perché non è ancora delineata la figura del futuro: tu conosci la pianta di tamerice, tiri via un semino, lo pianti sotto terra...chissà cosa nascerà di lì? Chissà che forma avrà? Per capire che forma avrà, devi aspettare del tempo".
B. la grande grazia della fede, la certezza di un significato, rassicura un presente nel quale è innestato uno strano seme per cui fiorisce la speranza "del giorno che non muore" (Inno delle lodi del giovedì, Libro delle ore, pp. 140-141)
"L'uomo vive il presente e immagina il futuro proiettando il presente sul futuro e questo, o svaga il presente, lo rende vago, oppure lo storta, diventa un mostriciattolo...Invece la vita cristiana cosa fa? Ti fa vivere il presente con tale attenzione a tutt le cose del presente che facendo attenzione anche al mare che hai davanti, vedi sull'ultimo orizzonte un puntino; e non è una nave che se ne va, è una nave che viene. E' il destino che ti sta arrivando; ed è un grande giorno...come per Cristoforo Colombo: è stato un grande giorno quello in cui ha cominciato ad intravedere un piccolo lembo di terra"
Un possesso già dato
I. La speranza è la certezza di un possesso già dato, perché il presente non te lo dai tu, lo ricevi: "è una grande grazia"
"possesso, perciò rapporto stretto, profondo con la tua persona; già dato, che ti viene dato da un altro, non lo conquisti tu"
A. Pietro, Giovanni ed Andrea fondavano la speranza su Gesù, su una presenza, dovevano sentire di appartenere a quell'uomo perché potessero fondare una loro speranza nel futuro (Giovanni, cap. VI)
B. i parenti di Gesù (Marco, cap. III), invece, non riconoscevano niente in Lui, non erano in unità con Lui, perciò non potevano poggiare nessuna prospettiva per il futuro su di Lui
Sicuri del compimento
I. La speranza cristiana è certezza, una certezza che riguarda il futuro che si appoggia sulla certezza di qualcosa di presente (grande e grosso perché deve sostenere tutto il futuro)
"Colui che ha iniziato in voi questa opera buona, la porterà a compimento nel giorno di Cristo" (S. Paolo, lett. Filippesi, 1,6)... Essere sicuro che Lui porta a compimento quello che mi ha dato, vuol dire essere sicuro della mia felicità, essere sicuro del mio destino, essere sicuro del mio compimento, essere sicuro dello scopo della vita...è un bel respiro perché [la speranza] te l'ha data Lui, è evidente che te l'ha data Lui perché ce l'hai e non te la sei data tu; e se è anche Lui che la porta a compimento, quasi quasi puoi dormire tranquillo, in pace"
2. La dinamica della speranza
Il desiderio
I. la fede nasce come riconoscimento di una Presenza eccezionale
II. l'esperienza di una Presenza eccezionale fa scaturire nel cuore dell'uomo un desiderio che riguarda il futuro: che le esigenze fondamentali del cuore siano soddisfatte
"...passa uno, si ferma a parlare con loro, dicono: "E' meraviglioso quest'uomo"...l'esperienza di una Presenza eccezionale fa scaturire...il desiderio che quell'uomo lì rimanga, il desiderio che quell'uomo lì metta a posto le faccende di casa, metta a posto le faccende di casa, metta a posto la moglie impazzita, metta a posto il figlio..."
III. il desiderio diventa certezza del compimento solo se uno si fida e si abbandona alla Presenza che la fede ha indicato
"Le esigenze del cuore dicono che l'oggetto del cuore c'è, nel futuro c'è, perché l'uomo è destinato ad essere felice, giusto, vero...ma la certezza che questo accadrà non può essere sostenuta dal nostro cuore. La certezza...può derivare soltanto dalla Presenza che la fede riconosce. Solo questo può reggere la ragione di una certezza nel futuro...Il cuore dell'uomo...è spinto verso il futuro nella direzione di quelle esigenze ideali; non può essere sicuro che avvengano, non può essere sicuro di non tradirle, per esempio...Come può questo desiderio diventare certezza? Diventa certezza nella misura in cui realizza la sicurezza nel potere della grande Presenza"
La certezza dell'adempimento
I. La certezza dell'adempimento
A. non può venire dal cuore: il cuore desidera l'adempimento ma non sa
B. viene dalla certezza della risposta alla domanda del cuore, che la grande Presenza ha promesso
II. E' importante la distinzione tra sogno e ideale
A. le esigenze del cuore pretendono di essere soddisfatte
1. il cuore, quindi, sogna: immagina una forma che che esaudirà tali esigenze
"... senza la fede, questa certezza di felicità non può essere ragionevole, ma acquista la forma, una forma che le dà il cuore stesso, prendendo pretesto da qualche presenza che non è ancora la grande Presenza (l'uomo per la donna, il bambino per la madre, i soldi per chi ama i soldi, l'esito politico per chi fa politica) e questo si chiama sogno..."
2. la speranza si traduce in sogno
3. il sogno del cuore non può sostenere le ragioni della certezza che le esigenze siano esaudite
B. la speranza si traduce in ideale
1. quando il cuore dell'uomo riconosce la grande Presenza
2. capisce che è dalla grande Presenza che può venire la ragione della certezza che i suoi desideri si attuino
3. perciò domanda alla grande Presenza di attuare le esigenze del cuore, il desiderio di felicità
Una domanda che invade tutto
I. Le circostanze che l'uomo vive sono tentazioni di sogno oppure segni dell'ideale
A. sogno: quando l'uomo pretende lui stesso di dare una forma alla risposta alle esigenze del cuore
B. segni dell'ideale: quando le circostanze rimandano al Mistero, alla presenza di Cristo; alla forma di risposta che la grande Presenza ha scelto
1. per cui l'attrattiva data dalle circostanze è vissuta come qualche cosa di provvisorio che rimanda all'attrattiva definitiva
2. il desiderio è che Cristo venga, si riveli nelle circostanze
3. e questa domanda deve invadere tutto
II. La speranza è la prima caratteristica di un io, di una persona che cammina nel tempo e mette in luce
A. se le circostanze conducono alla delusione
B. ovvero rivelano la grande Presenza, per cui tutte le cose diventano segno e oggetto ultimo della sua domanda
3. Verso il possesso di un bene arduo
Certezza e desiderio
I. La speranza è la certezza nel futuro motivata dalla certezza di un presente
II. La certezza di un bene ancora assente, che avverrà nel futuro; quindi un attesa, un desiderio
Desiderio di un bene arduo
I. La speranza è desiderio di un bene arduo perché costa, esige una pena ed una fatica
L'inevitabile incertezza
I. Una premessa: fra la certezza della fede e la speranza, una certezza futura c'è un periodo che può sembrare di incertezza, nel senso che non si può immaginare come sarà questo futuro
"...non è vera incertezza, perché altrimenti non sarebbe più certezza...la certezza della fede genera la certezza della speranza, ma la modalità con cui questa certezza della speranza è suscitata in noi lascia come un disvagamento, lascia come una tribolazione, come un dubbio, che non è il dubbio, che è incertezza, perché non si riesce ad immaginare, a delineare in nulla come sarà questo futuro"
II. Non bisogna confondere l'immaginazione e la fantasia con la ragione
A. la certezza del futuro è fondata sulla ragione, dipende dalla certezza della fede
B. l'immaginazione
1. aiuta la ragione ma non ha la consistenza della ragione
2. è una capacità immaginativa che ha chi più e chi meno
III. Non si deve confondere l'incapacità che abbiamo a immaginarci il futuro con la certezza di questo futuro
"Non può essere che la difficoltà ad immaginarci, a delinearci come possa essere questo futuro diventi ragione per dubitare del futuro...se è nel futuro...non possiamo sapere come è! Ma che c'è, dipende dalla certezza della fede. Siamo sicuri che c'è, ma non siamo sicuri di come pensarlo, di come delinearne la figura del futuro. Ma questo è anche un vantaggio, perché ci si può sfogare in tanti modi, secondo il temperamento, secondo la fantasia. Come la prima volta che vi ho letto di Giovanni e Andrea: voi non avevate mai immaginato quello che io cervavo di dire, immaginandomi come è stato quel momento. Ma se siete stati attenti, dopo, anche voi avete cominciato a pensarlo così e avete cominciato a imparare a immaginare in quel modo anche altri pezzi del vangelo, per esempio la peccatrice che bacia i piedi di Gesù piangendo, Zaccheo rannicchiato sull'albero che si sente dire "Zaccheo" da Lui che passa".
a) Un cammino che è fatica
I. Il cammino, il compimento del destino è fatica perché è una prova; in questo senso si dice che è arduo
b) La forza di Gesù
I. La forza di Gesù presente non ci abbandonerà mai ed è più forte di qualsiasi difficoltà o fatica
II. Gesù ci ha lasciato il suo Spirito: il suo io, l'energia del suo io in modo da mantenere la sua presenza e così ci aiuta
A. ci fa capire che la vita non è definita dalle prove
B. ci fa camminare attraverso le prove, costruendo la nostra vita
C. ci insegna la pazienza (la grande parola del cammino della speranza)
1. la pazienza è la capacità di portare tutte le circostanze con il ragionevole coraggio di non rinnegare nulla, di non dimenticare nulla, di non rifiutare nulla
a. rinnegare: negare quello che è evidente
b. dimenticare: è l'eludere, accantonare la cosa che non interessa al momento
c. rifiutare: quando si comprende una cosa, la sua importanza o necessità, ma le si sputa addosso
"La pazienza è molto di più "l'Atlante" che porta il mondo. Quella era un'immagine stoica, una presunzione, perché l'uomo non porta il mondo; se pretende di portarlo a un certo punto il mondo lo schiaccia...di fronte al peso delle cose - pensate alla morte, tutto finisce - l'uomo di tutti i tempi che cosa ha pensato? Due cose: dimentichiamo e intanto godiamocela...o invece, se erano uomini seri...la formula stoica: portare le cose sulle spalle, la magnanimità...Ma l'uomo che prende il mondo sulle spalle fa un passo e il mondo lo schiaccia, non può portare un peso del genere da solo"
c) La fedeltà dell'appartenenza
I. La fatica della speranza è rimanere in Cristo, nella fedeltà all'appartenza
II. La fedeltà nell'appartenenza si esprime con la domanda: la mendicanza a Cristo presente
III. I nemici di questa fedeltà nell'appartenza sono
A. la discontinuità (un giorno sù un giorno giù)
B. la fatica
C. il dolore
d) La domanda del perdono
I. L'aspetto più acuto di questa fatica è il perdono, la domanda del perdono, certi di essere perdonati
"la ripresa dopo lo sbaglio, non perché riusciamo noi a rimediare, ma perché, domandando a Cristo presente con il suo Spirito, mendicando da Lui perdono, ciò che abbiamo sbagliato è come se scomparisse e diventasse forza in noi, desiderio di fargli piacere"
II. Il perdono, il segreto mistero della speranza (Peguy), è la rinascita
"Il Battesimo è il principio di questa rinascita, principio che opera per cento anni se uno campa cento anni, per 103 se uno campa 103 anni, che opera 1299 volte se uno ha fatto 1299 peccati e che opera 10.003 volte se uno ha fatto 10.003 peccati"
L'opposto della pazienza
I. Non è l'impazienza: l'impazienza è un difetto dell pazienza
II. E' la tiepidezza: è seguire il cammino della speranza senza sperare
"seguire...col naso storto, con la testa storta...è chi ci sta senza starci...senza brillio, senza energia creativa, senza dolcezza, senza progetto: cioè senza speranza!"
La testimonianza
I. La testimonianza
A. è un pezzettino di morte per Cristo
B. concretamente si chiama missione: andar via
C. è accettazione del Mistero di Dio
La speranza - Assemblea
Il cuore dell'uomo è una promessa
I. Il cuore dell'uomo è una promessa di adempimento all'esigenza di felicità che lo costituisce
II. La promessa di Dio al popolo ebraico è cominciata con Abramo
III. La speranza di Abramo era ragionevole perché
A. corrispondeva al suo cuore
B. era fatta da Dio e Dio non può ingannare
IV. La vita che ci è data è speranza ragionevole perché ci viene da Dio
A. tante volte viene da rinnovare il lamento di Abramo ma è ingiusto
B. è ingiusto
1. perché rinnega il fatto che tu sei stato fatto con il cuore come esigenza di felicità
2. e questo è divino perché deriva da chi ti ha fatto
V. Fin qui è l'esperienza di tutti gli uomini
A. c'è il positivo della risposta al cuore
B. ma nella coscienza della vita privata prevale il dubbio "Chissà?"
C. infine non c'è risposta al problema del male
D. c'è la coscienza di un ente supremo, di un essere unico ma, in assenza di una risposta alla preghiera, si è ricorre agli idoli, agli dei sussidiari, a livello della vita quotidiana
E. il modo di concepire i rapporti scaturisce da come si concepisce la dipendenza ultima, il destino ultimo
F. negli spiriti più illuminati nasce l'esigenza della rivelazione: che il Mistero, Dio venga a farsi conoscere
VI. Dio, quando è venuto, è stato riconosciuto
A. da chi è rimasto "bambino", nell'atteggiamento con cui Dio lo ha fatto: questa è la moralità
B. da chi ha rinunciato alle proprie immagini sull'attesa che Dio ha destato nel cuore e Cristo ha rinnovato
"Soltanto chi è in questo atteggiamento riconosce la sua Presenza...Anche gli apostoli speravano qualcosa d'altro...però...c'era un attaccamento a Gesù che era più acuto di queste immagini a cui erano restati fedeli. Tant'è vero che quando Gesù risorto per la prima volta li incontra, loro dicono: "Maestro, allora, adesso fai il regno di Israele?"...ripetono la mentalità di tutti. E Gesù pacatamente risponde: "Non è così! Il tempo di questi avvenimenti lo sa solo il Padre". E loro sono così bambini vicini a Gesù che lasciano cadere, non stanno attaccati alla pretesa che Lui risponda alle loro questioni così come le immaginano, ma gli stanno attaccati più profondamente di quanto fossero attaccati alle loro opinioni, con una semplicità più grande".
C. il prevalere della propria immaginazione è realmente la grande tentazione contro la fede in Gesù, quindi contro l'obbedienza a Dio
D. Due alternative
1. l'abbandono e la certezza in Cristo che conducono ad una vita di
a. letizia
b. tenerezza: una sensibilità alla gioia dell'altro, tesa ad augurare la gioia dell'altro
2. l'attaccamento alla propria immagine sul cammino, sul destino, che conduce al lamento
"...il lamento che ingombra il cuore e l'orecchio di chi sente, rende pesante la vita di tutti coloro che ci circondano...la vita è lamentosa...non conosce né la letizia né, tanto meno, la gioia che un fiore della letizia"
Il nesso tra fede e speranza
I. L'uomo desidera e si muove per desiderio della felicità, perché la sua natura è sete di soddisfazione totale, di verità, di felicità, di giustizia (le esigenze del cuore)
II. L'uomo è autocosciente, è cosciente di sè, per cui conosce le cose principali di cui è fatta la sua natura
"...anche un cane, venuta l'ora del pasto si muove...ha desiderio di qualcosa, ma non della felicità...L'uomo desidera, si muove...perché la sua natura è sete di soddisfazione totale...Per il cane basta che segua l'istinto, per l'uomo non si può parlare di istinto, si deve parlare di conoscenza o di coscienza. L'uomo ha coscienza che è fatto "per qualcosa di"..."
A. la natura ti fa conoscere la sete di soddisfazione totale alle esigenze del cuore
"il termine della sicurezza naturale è la parola "Chissà?" (chissà mai, chissà cosa sarà, sarà quel che sarà)..."
B. La fede è la coscienza di una Presenza, più potente della natura, che ti chiarisce lo scopo della vita e ti rende sicuro raggiungere ciò per cui sei fatto
III. La speranza "tira" la fede nel senso che mette in moto il desiderio, fa "fremere", fa camminare verso il destino
"...l'accorgersi di sé, la riflessione introduce al giardino fatato dell'essere. La fede ti rende certo del destino per cui sei fatto e te lo fa conoscere, incomincia a fartelo conoscere; allora tu ti muovi, allora è la speranza che tira la fede...La speranza è come un fuoco che tira la fede, tira la conoscenza. La fede può essere faticosa; la speranza la rende meno faticosa, tira la fede..
A. la fede
1. è la misura della serietà
2. fissa il cammino
B. la speranza
1. è la misura del gusto e del fascino
2. si esprime nel fremito, rende viva la curiosità della fede
"Mi ricordo col mio papà quando per la prima volta sono andato al mare, avevo nove anni: dopo via Pergolesi, al semaforo, ero lì che picchiavo i piedi perché volevo vedere il treno che era in alto. La speranza è come il bambino che pesta i piedi, freme..."
La speranza
I. è legata ad una presenza, a qualcosa di presente
"...per sè sarebbe un controsenso: l'attesa di qualche cosa che deve venire è legata ad un presente! Arrivare in cima alla montagna per il bambino è legato ad una presenza: quella del papà che guida..."
II. si poggia su una presenza che tu possiedi, una presenza che ti appartiene e alla quale tu appartieni
"Dove uno appartiene ad un altro è sempre vero l'inverso, che l'altro appartiene a lui, altrimenti è una terribile bugia"
III. questa presenza è Gesù che ti rivela ciò per cui sei fatto e ti dà la forza di arrivare, di compiere il tuo destino
"...Presenza, qualcosa di presente: perciò c'entra con la penna con cui scrivi, c'entra col naso che guardi, c'entra con il sonno che hai, c'entra, c'entra: qualunque cosa guardi o qualunque cosa tocchi, c'entra. Se Cristo non c'entra con quel che tocchi e con quel che guardi, non è vero che tocchi, non è vero che guardi. Non è vero che non c'entra, è che non è vero che guardi, tocchi, ami, non è vera la tua umanità...Manca l'umano: nel nostro dubbio non è Critso che manca, ma è l'umanità nostra che manca"
IV. la prima virtù morale di chi segue Cristo è la semplicità o meglio la sincerità, perché la sincerità è la semplicità che passa attraverso la libertà. Semplice può essere un carattere, sincero è una virtù
Parole chiare ed astratte
I. Non vi è contraddizione: chiaro ed astratto possono stare insieme
II. Una cosa è chiara oppure non ti è chiara o prendi dei pretesti per dirla non chiara quando invece ti sarebbe chiara
A. nel secondo caso bisogna svolgere la cosa
B. nel terzo, dipende da te: se la cosa è chiara, la senti astratta esclusivamente se a te non interessa
"Quanto più uno è amico e vicino, tanto più le cose chiarissime in lui non le capisci, sono astratte perché non permetti ad esse che c'entrino con te. Se non permetti che c'entri con te una cosa chiara che noti in persone legate a te, quella cosa chiara scivola via in fretta, non ti rimane niente, tutt'al più la dici in senso contrario, dici una bugia su di essa, perché non ti interessava. Per esempio, se hai un fratello che gioca a football e a te il football sta qui, mentre tu del basket sei innamoratissimo, quando tuo fratello parla di calcio...a te non interessa minimamente, sei perfettamente indifferente. Mentre all'annuncio che il basket di Philadelphia ha perso con il basket di Boston, tu ti rendi incandescente subito..."
III. l'astratto è lo sfuggente se tu prima ne hai scartato l'interesse, se non ti interessa nella vita vissuta e sentita, se tu hai prima deciso di interessarti ad altro
IV. In questo caso occorre che tu fissi quella parola che senti astratta, devi ripeterla, dire: "Spiegami questa parola", devi fissare quella parola in tutti i modi: "Che c'entra con gli ineressi che io vivo, ora?". Allora puoi, a un certo punto, iniziare a capirla, a sentirla
Sogno e ideale
I. Il sogno è la realtà come la immagini tu, la forma in cui la pieghi tu
"...di fronte ad un oggetto, tu hai una ripulsa o un'attrattiva...questo è il tuo sogno, cioè la realtà come la pieghi tu, nella forma in cui la pieghi tu, che interessa a te, invece che farti interessare alla realtà come è".
II. L'ideale è il desiderio ultimo del cuore, che l'uomo cerca di raggiungere fidandosi della grande Presenza, che riconosce possibile solo con l'aiuto della grande Presenza
Vivere il presente con attenzione
I. Quando l'uomo guarda le cose con verità, nell'ideale, allora tutte diventano segno del suo destino e così non gli sfugge niente della realtà
"Se il destino è Presenza, vivendo il rapporto con questa Presenza tutte le cose diventano un segno di essa. Segno di essa come il puntino in fondo all'orizzonte è segno del destino che sta per arrivare. Se viviamo il rapporto con la presenza di Gesù, tutte le cose diventano segno...Dio incarnato che cosa vuol dire? Destino fatto presenza".
Speranza e vocazione
I. La vocazione
A. è la Presenza del destino che ti chiama
B. reclama la speranza, esige la speranza
II. la speranza è che il destino si compia: "Colui che ha iniziato in voi questa opera buona, la porterà a compimento" (S. Paolo, Fil., I, 6)
III. il problema più grave è che la parola è chiara ed è astratta; il rimedio è guardarla in faccia, continuamente guardarla
"Guardarla vuol dire anche domandare a Mario: "Mario, spiegami questa cosa qui. Rispiegami questa cosa qui. Ma per te cosa è questa cosa qui? Perché è concreta questa cosa qui?...Quanto più tu fissi questa cosa, quanto più fai queste domande, tanto più la chiarezza comincai a coincidere con la densità di qualcosa di presente e con la suggestività di qualcosa di sentito"
I nemici della speranza: discontinuità, fatica e dolore
I. I nemici della speranza sono
A. la discontinuità, la non linearità nel mantenere l'atteggiamento giusto: è un errore, una debolezza di carattere
B. la fatica, che é la messa alla prova del carattere
C. il dolore: è l'aspetto più acuto della fatica; se non ha nessuna speranza di risposta vince tutto
"...di fronte al dolore uno bestemmia. Come la madre dell'adolescente che portavano al cimitero, che Gesù ha incontrato in quei campi appena fuori il paese di Nain, mentre gridava nel suo dolore. Per lei il dolore era in quel momento opposto alla speranza..."Donna non piangere". Come si fa a dire a una madre che segue il feretro del figlio, dell'unico figlio, morto, "Non piangere", incominciando così a ricondurla a prendere considerazione di sè? Lei dopo quell'avvenimento si sarà sentita come stranita; avrà sospeso un istante le sue grida e in quell'istante Gesù le risuscita il figlio"
II. Discontinuità, fatica e dolore sono nemici della speranza perché tentano di impedire la fedeltà alla speranza
L'aspetto più acuto della fatica di permanere nell'appartenenza è il perdono
I. Il perdono è la cosa più difficile da accettare perché vuol dire tagliare alla radice la presunzione, la pretesa che abbiamo di possedere noi stessi e di realizzare noi la nostra vita
II. Non siamo capaci e perciò sbagliamo sempre
"...tutte le cose che facciamo non stanno in piedi, non sono giuste: i rapporti con le persone, con le cose, con se stessi non sono mai giusti e non non riusciamo a mettere a posto"
III. Ma c'è una forza che ci abbraccia anche se siamo cattivi, la nostra agitazione si calma e riconosce Colui a cui apparteniamo
"Allora, a questo punto, uno cede. Come un bambino che fa i capricci e la mamma invece di sculacciarlo, lo abbraccia: quello che si agita un po' tra le braccia, ma dopo un po' piange"
IV. Il perdono è la tentazione di umiliazione più forte perché l'uomo pretende di essere padrone di se stesso; il dovere essere perdonato è l'opposto più terribile, perciò è la fatica più grande
V. Essere perdonati vuol dire capire che veramente si appartiene ad un Altro ed è questo Altro che ci fa essere quel che dobbiamo essere, che toccandoci di dà la forza per riprendere il cammino
I fattori della personalità: fede e speranza
I. Il primo fattore della personalità è la fede, perché ti fa conoscere che per potere essere, stare in piedi e camminare occorre la presenza di un Altro
"la ragione non tiene, tutta l'energia della sua forza non tiene, non basta, neanche a compiere un gesto giusto, diceva Ibsen nel Brand"
II. la speranza è il secondo fattore costitutivo perché la personalità si costituisce per andare verso qualche cosa d'altro che è nel futuro e la chiarezza e la forza per andare verso il futuro è data da un Altro
Il ruolo della libertà
I. La libertà consiste nell'accettare o rifiutare la speranza: l'aiuto di un Altro che dona la capacità di affrontare con chiarezza e forza il futuro, vincendo le tentazioni del dolore, della fatica, della discontinuità o della prova
II. la forma più elementare e più decisiva dell'accettazione è la domanda
"Nella domanda uno partecipa al gesto che lo aiuta, perciò nella domanda incomincia la libertà piena. Se uno viene lì per aiutarmi a tirarmi fuori dalla macchina, io posso dire di no, posso tentare di uscire da solo; posso a malincuore dovere accettare la mano che mi sostiene; ma posso desiderare la mano che mi sostiene, accettare di chiederla: è qui, è nella domanda che la libertà si pone nella sua pienezza"
"Chiaro", "giusto", "astratto"
I. Chiaro vuol dire che il discorso è logico, tiene.
"...mi metto di fronte alle parole, alle frasi, ai nessi logici che il discorso fatto dal Gruppo Adulto ci propone. Questa è l'analisi, resta tutto astratto, chiaro, chiarissimo, "non ho niente da obiettare", ma è astratto
II. Giusto vuol dire che il discorso è pertinente alla vita, aiuta, sostiene la vita, che riconosco che mi è necessario per vivere
"bisogna raggiungere il concetto di giusto, cioè la mia vita senza destino è una vita da cani ed è una vita che va a finire in marciume"
III. Astratto vuol dire che riconosco che ci vuole una cosa giusta per la mia vita, che mi è necessaria ma non lo capisco ancora, non lo sento ancora, non lo vedo ancora
IV. Per rendere il "giusto" concreto e non astratto occorre fare la fatica di stabilire rapporti, di vivere dei rapporti: occorre una compagnia
"Nel rapporto, lentamente, il giusto...incomincia a diventare concreto. L'amore come gratuità e come tenerezza lo impari da una persona che vive l'amore come gratuità e tenerezza, non lo impari teoricamente. La vita la impari nel concreto, non teoricamente...E' nei rapporti che l'Essere si cala"
La speranza del mondo e la nostra speranza
I. La speranza del mondo, istintiva e naturale;
A. è la speranza che domani sia diverso da oggi, da quello che oggi ha di faticoso, che cambi qualche cosa
B. è frammentaria, frammenta la vita
II. la nostra speranza è che io, domani, abbia la forza di abbracciare quello che accade, che "riaccade" grazie ad un Altro presente già oggi, che io possa renderlo costruttivo
Domanda dell'uomo e risposta di Dio
I. Dio, per farsi conoscere, doveva fare un passo Lui e dire:"Eccomi sono qui": ed è stato un caso unico nella storia
"I pigmei che sono i più grandi espressivi dell'umano...che si chiamano gli uomini più pensosi. Nessuno ha avuto risposta, nessuno ha risposta..."
II. La domanda di chi non conosce Cristo è utile perché Cristo è la risposta a tutta la domanda dell'umanità
"...Leopardi...chiedeva alla Bellezza di rendersi visibile e di farsi amare. Era una domanda, la domanda di una cosa che era già accaduta milleottocento anni prima, e non lo sapeva"
III. Dio risponde in un modo preciso: si chiama Cristo. Dio si può conoscere soltanto se si rivela
"Questo è analogicamente vero per noi. Una persona non la si conosce se non si rivela, se non si dice. Un grande psicologo o un grande conoscitore di uomini, un grande penetratore di coscienze può capire tante cose in quanto, senza accorgersi, l'altro svela; ma deve svelare l'altro, altrimenti se non rivela non si capisce"
IV. I pigmei che non conoscono Cristo, a loro modo, chiedevano di conoscere Dio, anzi chiedevano che al Dio che li aiutasse
V. Dio risponde sempre ma con un disegno che è suo: non può coincidere con la dinamica del nostro pensiero
"Esigenza di felicità, esigenza di giustizia, esigenza di amore, che immagini hanno? Sono angoli aperti all'infinito...tutti gli amori, tutte le verità, tutte le giustizie non bastano. Arrivato lì, arrivato sulla cima della collina - direbbe Thomas Mann in Giuseppe e i suoi fratelli-, arrivato in cima alla collina, vedi un'altra collina...e avanti all'infinito, indefinitamente...E' un bel paragone; la vita traduce questo paragone in atto...E' per questo che la von Speyr dice...che Dio fa accadere le cose sempre in modo tale da generare una svista: tu chiedi la salute, ti fa venire il cimurro...e allora tu dici: "Dio è stato malevolo con me". No, tu perché chiedevi la salute? Chiedevi la salute per dare gloria a Dio...bene, per ottenere questo, Dio capisce che deve darti il cimurro..."
La moralità
I. La moralità è permanere nella posizione in cui originalmente Dio ti crea, e questa è grazia
II. l'educazione è necessaria per mantenersi in questa posizione originale
"Se l'educazione del bambino non opera una insistenza sugli atteggiamenti originali cui è stato creato, per esempio sulla sincerità, per esempio sulla dipendenza, per esempio sullo stupore... se non sono sottolineate queste caratteristiche originali, il tempo come tale le svapora, toglie loro la luce che hanno... E così tutti crescono senza educazione e perdano le percezioni originarie; hanno il coraggio di dire: «Ma per me questo non è virtù, non la sento»"
III. ciò che è stato dato all'uomo come Grazia è dato come libertà, e perciò l'uomo lo può accettare o no, o accettare di corrispondervi o no
"Uno che sta nella strada è obbligato ad avere il coraggio e la sincerità di dire: «Ho sbagliato», e dire: «Signore, ho sbagliato» brucia lo sbaglio, perché fa subentrare subito la verità, fa subentrare la verità allo sbaglio"
La fatica
I. Il cuore ci è stato dato come esigenza di felicità
II. quindi noi pensiamo che dovremmo trovarla a buon mercato
III. invece Dio è morto in croce per far vedere a tutti ottenerla deve costare, deve implicare un sacrificio
IV. questo, però, è comprensibile, diventa ragionevole solo se passa nell'esperienza
"Perciò anche la tribolazione delle tentazioni, le prove degli affetti, la fatica della purità, la fatica della coerenza, della giustizia, sono tutte esperienze attraverso cui l'uomo è condotto da Dio per essere più Cristo, per essere più compiuto"
L'arduo e la semplicità
I. arduo non si contrappone a semplice: semplice indica la modalità con cui puoi affrontare l'arduo
"... se tu guardi l'arduo senza semplicità, dici: «Ma, se, però, forse, chissà», che sono tutte le parole più sordidamente e satanicamente nemiche della percezione del vero. Anche se tu fossi davanti a una faccia bella, se non l'ami, trovi tutti pretesti per dire: «Qui, ma, però, ha il puntino qui, ha il puntino nero lì, ha il puntino giallo là, ha il naso leggermente spostato sinistra, leggermente spostato a destra, eccetera.»"
II. La pazienza cristiana e la magnanimità stoica
A. La pazienza cristiana è vicina a quella stoica in quanto deve patire, cioè sopportare
B. ma si distingue dalla magnanimità stoica in quanto è diverso da essa, in quanto è umile sicurezza della forza di un Altro
"«Di tutto sono capace in Lui perché con Lui è la mia forza», diceva San Paolo. Questa è una frase che toglie qualsiasi pretesto che possiamo portare contro la strada ed è la risposta che toglie qualsiasi pretesto di desolazione o di scoraggiamento di fronte a qualsiasi errore. Perciò salva la strada e salva dagli errori"
III. Tutto lo sforzo che stiamo facendo è quello di portarci a percepire la semplicità originale del rapporto tra Dio e l'uomo
"Quando Cristo ha guardato la Maddalena con uno sguardo furtivo per la strada, era una cosa semplice: era un richiamarla con una semplicità ad una semplicità in cui la purità dominava, ridominava; contraria alla sua storia, ma non contraria alla sua possibilità presente"

giovedì 2 ottobre 2008

Si può vivere così? - scheda a cura di Giorgio Razeto

Capitolo terzo - L'obbedienza
I. Meditazione: "presa di coscienza di una verità in modo tale che essa si dispieghi davanti agli occhi, così che tu possa penetrarla"
"Noi possiamo penetrare soltanto le parole vive, cioè le parole che ci dicono coloro che con noi vivono, che partecipano alla nostra vita".
La ragionevole conseguenza della fede
I. la fede è un atto di conoscenza e la libertà è la condizione perché esso avvenga
II. Ad ogni conoscenza consegue un'affettività
III. la fede, come atto di conoscenza, genera quindi un tipo di affettività, un comportamento
IV. l'affezione è un atteggiamento verso l'oggetto conosciuto
"Tu vedi un palo e siccome sei molto indebolito dagli studi, ti pare che sia la tua fidanzata: alla mala conoscenza consegue una mala affezione. L'affezione è un atteggiamento verso l'oggetto conosciuto: hai creduto che il palo fosse una bella bimba e allora ai assunto un certo atteggiamento, ma ti sei trovato male!"
V. L'atteggiamento giusto, abitualmente giusto, verso l'oggetto conosciuto, l'affezione giusta si chiama virtù
"Bevo perché ho la bocca asciutta. Ma io posso aver bevuto così: c'è qui l'acqua e bevo. Invece sono grato a Gloria perché mia ha portato l'acqua, gentilmente; non gliel'ho chiesta. Bevendo sono grato a Gloria perché mi ha portato qui l'acqua. Questa è una virtù, la virtù della gratitudine"
a) L'obbedienza nasce come atteggiamento ragionevole
I. Due fatti del Vangelo, la reazione della folla, l'atteggiamento degli apostoli
A. la moltiplicazione dei pani:
1. Gesù ha pietà della gente che ha fame e non conosce il suo destino
"Avere pietà della gente che non sa il suo destino e aver pietà della gente perché ha fame (perché sono tre giorni che segue uno che parla del loro destino), è lo stesso, è lo stesso gesto"
2. Gesù compie il miracolo e li sfama
3. la folla si esalta e vuole fare re Gesù
"...l'esaltazione giunse al massimo e tutti si misero a gridare a Cristo come al re che sarebbe dovuto venire, al re - figlio di Davide, discendente di Davide - che sarebbe venuto e avrebbe dato tutto il mondo in mano ai giudei, avrebbe reso il popolo giudeo il popolo padrone del mondo, Salvatore, ma per loro "Salvatore" e "padrone" era lo stesso, nella durezza del loro animo le due cose erano lo stesso"
4. Gesù si sottrae alla folla e si reca a Cafarnao
B. Gesù nella sinagoga di Cafarnao
"E' entrato nel mondo come un uomo, uomo come tutti gli altri; perciò...anche Lui andava alla sinagoga, pregava con quelli della sinagoga, diceva i salmi..."
1. legge il brano della Bibbia degli Ebrei nel deserto sfamati da Dio con la manna e in questo modo introduce il nuovo dentro l'antico
"Chi voleva...poteva alzare la mano ed essere chiamato fuori a leggere un brano della Bibbia...Gesù prendeva sempre quell'occasione per alzare la mano e andar fuori a parlare...Quello che incominciò a dire di nuovo, lo disse dentro l'antico: era un nuovo modo di vedere il mondo. Le parole erano le stesse: era un nuovo modo di vedere le parole antiche. Insisto perché questa è la vita del cristiano, essere cristiani è questo: una novità che si apre sempre il varco dentro le parole antiche"
2. spiega che Egli avrebbe portato un pane diverso, "che chi ne mangia non muore più"
3. la gente crede che Gesù parli per metafora; è colpita dalle parole ma pensa che fosse un modo di dire
"metafora, paragone astratto; se io dico: "le mie parole devono essere come il pane per la tua anima", capisci che non è che sia un pane da mangiare coi denti; come il pane è, per il corpo, alimento, così le parole sono l'alimento per l'anima"
4. entra in sinagoga un gruppo di persone: quelli che Gesù aveva sfamato il giorno prima e volevano farlo re
5. Gesù cambia il significato del suo discorso e dice: "Voi mi perseguite perché vi ho sfamato con del pane, gratuitamente, ma io vi darò ben altro da mangiare, vi darò la mia carne da mangiare e il mio sangue come bevanda. E chi mangia di questo pane e beve di questo sangue vivrà per sempre"
6. La folla ora comprende che Gesù non parlava per metafora, per modo di dire, ma sul serio
7. I capi della comunità, gli scribi ed i farisei, reagiscono e diffondono l'idea che Gesù fosse un pazzo
"Allora i capi - i giornalisti, i politici, i professori di università o di scuola media superiore - coloro che cercano di dettare agli altri la propria concezione della vita, che allora si chiamavano scribi e farisei, hanno cominciato a dire: "Avete sentito? E' pazzo, è pazzo! Ma chi può dare la sua carne da mangiare, il suo sangue da bere?"
8. la folla segue gli scribi e i farisei ed abbandona Gesù
9. restano solo gli apostoli
"Erano lì tutti con la testa bassa, in silenzio..."
10. Gesù non attenua l'inconcepibilità di quello che diceva ma insiste
<"Se non mangiate la mia carne non entrerete nel regno dei cieli", vale a dire nella verità delle cose; non vi salverete, perderete voi stessi>
11. Gesù provoca gli apostoli: "Anche voi volete andarvene?"
12. Pietro risponde per tutti: "Maestro, anche noi non comprendiamo quello che tu dici, ma se andiamo via da te dove andiamo? Tu solo hai parole - la vera traduzione dovrebbe essere questa - che corrispondono al cuore, che danno senso alla vita"
a. le parole che corrispondono al cuore sono parole ragionevoli, che spiegano la vita, che parlano della vita in un modo ragionevole
b. la ragione è scoprire la corrispondenza tra quello che uno dice della realtà e quello che il cuore aspetta dalla realtà; la corrispondenza tra quello che uno dice della vita e le esigenze che il cuore ha sulla vita
II. Davanti a Gesù, al fatto eccezionale di quell'uomo che parlava in modo corrispondente al cuore, spiegava la vita in modo corrispondente al cuore, che cosa era più ragionevole?
A. lo scandalo della folla che non capisce
B. seguire Gesù
III. La conclusione giusta è stata tratta dagli apostoli
A. di fronte al fatto eccezionale di quell'uomo che parla sempre in modo corrispondente al cuore, la conseguenza più immediata e logica è quella di seguirlo
"L'immediata reazione che uno provava, che un uomo giusto provava di fronte alla domanda: "Volete andarvene anche voi?" era: "Noi dobbiamo seguirti perché sei l'unica persona, l'unico caso così eccezionale in cui uno parla in modo sempre corrispondente al cuore. E se adesso dici una cosa diversa vuol dire che noi, per ora, non la capiamo. Ce la spiegherai, la capiremo domani, però non possiamo lasciarti perché non comprendiamo questa parola". E anche delle parole che non capivano, come "Vi do la mia carne da mangiare", uno non poteva dire: "E' una pazzia!", ma poteva dire soltanto: "Chissà cosa vuol dire!"; l'atteggiamento ragionevole era: "Chissà cosa vuol dire!"
B. l'hanno seguito anche se non comprendevano le sue parole che non erano contro il cuore; erano incomprensibili ma non contrarie alla corrispondenza evidente e già sperimentata
C. seguire Gesù è stata l'origine di un atteggiamento affettivo, l'inizio del concetto di obbedienza che nasce dalla ragione
"Chi parla come te? Senza di te la vita non ha senso, tu solo sai dare senso alla vita": perchiò un atteggiamento favorevole al Lui, un atteggiamento di adesione a Lui, che in quel momento aveva la sua prova, giocava la sua prova. Ma era giusto seguirlo, perché altrimenti avrebbero dovuto rinnegare tutti i mesi precedenti che erano stati con Lui, in cui era diventato loro evidente che quell'uomo era un uomo diverso dagli altri"
IV. La folla, invece, è stata irragionevole, perché hanno compiuto un gesto contraddittorio con quello che avevano visto il giorno prima, quando erano stati sfamati
A. andare via perché non capivano le parole di Gesù ha significato rinnegare l'evidenza del giorno prima che li aveva spinti a seguirlo
B. la cosa giusta era seguirlo perché diversamente dovevano negare il fatto, l'evidenza di ciò che avevano visto il giorno prima
b) Il contenuto della parola seguire
I. Seguire significa
A. avere gli stessi sentimenti di Cristo, gli stessi sentimenti che Cristo ebbe nei confronti del Padre
"Per Cristo era evidente che tutto era del Padre. E quando il Padre ha permesso che fosse ucciso? "Padre, se possibile che io non sia ucciso, però non la mia ma la tua volontà sia fatta." Per Cristo era evidente che Dio era tutto, perciò bisognava aderire al Padre anche quando era per Lui incomprensibile il suo atteggiamento...che Lui fosse ucciso...era una cosa ingiusta, e Cristo, come uomo, non capiva perché, tant'è vero che ha pregato: "Padre, se è possibile, che io non muoia": non si può andare contro il Padre, per tutta l'evidenza che altrimenti se ne ha, senza il Padre non c'é senso alla vita...Così l'uomo deve avere verso Cristo gli stessi atteggiamenti che Cristo ebbe verso il Padre. Cristo dice una cosa incomprensibile, ma se neghiamo questa neghiamo tutto, non c'è più niente: allora è giusto aderire a Cristo.
B. la parola che definisce l'atteggiamento che Cristo ebbe verso il Padre è "obbedienza"
c) Per questo Dio lo ha glorificato
I. Gesù è stato glorificato perché ha seguito il Padre e il Padre ha dato tutto nelle sue mani
II. Chi obbedisce farà miracoli ancora più grandi di quelli di Gesù
"perché è più grande l'evidenza della forza di Cristo adesso, nella sua Chiesa, che neanche duemila anni fa: duemila anni fa faceva alcuni miracoli, adesso ne fa a bizzeffe. Si dimostra molto più grande adesso il valore di Cristo e del suo corpo, misterioso ma visibile, che neanche duemila anni fa".
d) La ragionevolezza del seguire
I. l'obbedienza è ragionevole perché obbedendo la nostra vita diventa più grande di quanto mai sarebbe stata, cioè si realizza
"Si può stare in convento per decine di anni senza avere questa coscienza; allora si vive male, perché un uomo non può vivere senza la consapevolezza che questo realizza la propria vita più di quanto sarebbe accaduto se avesse fatto quello che voleva, sentiva e immaginava. Il vangelo esprime questo concetto così: "Chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù". Il centuplo è la riuscita vera, che inizia già in questo mondo, e si compie nell'eterno"
La vera obbedienza è un'amicizia
a) Seguire uno che ti sta davanti
I. La prima caratteristica, la caratteristica fondamentale è
A. dal punto di vista esteriore un incontro con uno che vi ha fatto notare una diversità umana, che aveva come caratteristica quella di corrispondere più acutamente, più profondamente al cuore
B. questa diversità
1. è un modo di vivere che porta con sé l'affermazione del significato della vita
2. implica una serietà nel vivere
"La vita per quello lì era una cosa seria, implicava una serietà del vivere, che portava dietro di sé un gusto del vivere, una volontà di fare, una utilità nei rapporti, una bontà. Normalmente nella vita, per tutta la gente, è serio il problema dei soldi, è serio il problema dei figli, è serio il problema dell'uomo e della donna...della salute...il problema politico: per il mondo tutto è serio eccetto che la vita...La vita è una cosa seria con un significato; è una cosa seria, perciò è un compito di fronte a tutto il mondo, di fronte a tutto il creato, di fronte a tutti i tempi, di fronte alla storia, di fronte al tempo e allo spazio, ed è un significato ultimo, definitivo completo"
b) Seguire: capire ed imitare
I. Seguire "uno che ti sta davanti" significa due cose
A. capire ciò che dice
B. imitarlo nel come fa
II. Per seguire non basta sentire le parole, occorre cercare di stare attenti a come fa
"Per questo non tutti i parolai sono maestri, perché per essere maestro bisogna far vedere come si fa...usare parole in modo tale che...fai capire come si devono usare"
III. Capire esige il minimo di fatica: esige semplicità, esige il cuore da bambino, una curiosità da bambini
IV. Tutto questo può essere riassunto nella parola "sequela" che implica
A. uno che si ha davanti
B. cercare di capire le parole che dice
C. cercare di capire come fa a farle a viverle
V. L'alternativa alla vita come sequela è l'istintività
"Senza sequela la nostra vita non ha niente davanti, non sa cosa pensare e non sa come fare; perciò identifica con il suo pensiero quello che gli salta in mente (la reazione o i suoi pareri) e identifica come regola del fare quello che gli pare e piace (vale a dire, ha come regola l'istintività)"
c) Obbedienza, gesto dell'io
I. Capire è un atto della ragione: significa afferrare la corrispondenza tra quello che si dice ed il tuo io, le esigenze del tuo io, del tuo cuore
A. incomincia come sforzo e lavoro
"devi proprio ascoltare quello che ti si dice cercando di capire"
B. man mano che capisci, non dipendi più da chi te lo dice è come se diventasse una cosa sola con te stesso: segui te stesso
"Al limite l'estrema forma dell'obbedienza è seguire la scoperta di se stessi operata alla luce della parola e dell'esempio di un altro...E' perché corrisponde a te che ti dico: "Fa questo..."; te lo dico per amore della tua vita...cosa mi rende capace di dirtelo per amore della tua vita? L'amore alla mia vita...Se tu mi segui, lo capisci; e allora, dopo, segui te stesso, seguire me è come seguire te stesso, siamo amici"
d) Il vero seguire è amicizia
I. il vero seguire, la vera obbedienza è una amicizia
A. seguire vuol dire chiedere a chi ti sta davanti: "come fai a vivere quello che dici?"
1. l'accento principale, qui, è il desiderio di vivere: è quello che ti fa domandare: "Come fai a farlo tu, come fai a realizzare quel che capisci?"
B. Se io te lo dico, tu mi dici: "Grazie che me lo hai detto!" e questo diventa tuo, e tu devi seguire te stesso: la tua coscienza
C. per questo la vera obbedienza è una amicizia
"...tu come fai a farlo...? E l'altro ti dice...guardami! oppure: "Vieni con me!", oppure: "Incomincia a fare così. Per esempio fissati dei momenti nella giornata in cui dici "Dio"...oppure "Vieni, Signore"...oppure "Tre volte nella giornata fermati due minuti a pensare al momento in cui Dio è diventato un grumo di sangue dentro al corpo di una donna, l'Angelus". Oppure..."Canta una canzone...però pesa le parole, stà attento alle parole...Oppure: "Se non capisci quel che faccio, domandamelo, così mi è più facile risponderti, ti spiego meglio. Perché altrimenti diventa teorico...Ecco l'amicizia si svolge così, questa è amicizia."
Sintesi
I. La parola obbedienza non è niente altro che la virtù dell'amicizia
A. una amicizia che non sia obbedienza è una cosa sentimentale
B. nel seguire si realizza una simbiosi, una unità sempre più profonda tra quello che mi è accaduto e la mia vita
C. l'amico è caratterizzato dalla serietà del vivere di fronte all'universo e al destino
D. uno non è più solo, è finalmente se stesso, perché l'uomo è se stesso quando è insieme
"Perché? Perché è stato fatto ad immagine di Dio e Dio è una comunione: la comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito, il mistero della Trinità...Così l'io che non è solitario viene creato in una compagnia, da una compagnia che è amicizia e l'amicizia è creata da una obbedienza".
L'obbedienza - Assemblea
I. Il Signore ci ha messi insieme perché camminassimo
A. camminare vuol dire capire il rapporto che c'è tra l'istante e il destino dell'istante
B. un passo è il rapporto tra quello che faccio adesso e il destino a cui vado a finire
C. questo rapporto stabilisce il valore di quel che faccio adesso, così che attraverso quello che faccio adesso, capisco cosa è il destino
II. La semplicità del cuore
A. è la condizione per l'obbedienza
B. anche per capire ma soprattutto per l'obbedienza
"...perché nell'obbedienza bisogna proprio essere semplici...La fede propone e assicura una cosa troppo bella, così bella che diventa quasi facile dire di sì, ma l'obbedienza no; nell'obbedienza tu devi sempre seguire qualche cosa d'altro e non te"
III. Come vivere tutti i giorni la propria libertà, il proprio io senza domandare ogni momento a chi guida, senza demandare ad un altro ogni responsabilità
A. Più fai tuo il criterio di chi ti guida, più sei libero; è libero chi accetta come criterio non il proprio, ma quello dell'altro che lo guida
"Chi si perde si trova; chi rinuncia al proprio punto di vista per seguire Gesù...diventa un uomo capace di affrontare qualsiasi cosa, sapendo quello che fa, decidendo giusto...chi segue il criterio di Dio - l'uomo che segue il criterio dell'altro che lo guida a nome di Dio - di fronte a qualsiasi circostanza si comporterà bene, affronterà la circostanza in modo utile alla propria vita"
IV. Obbedienza e affettività
A. L'attaccamento affettivo nasce seguendo un altro
"L'attaccamento a Gesù nasce proprio dall'atteggiamento di attenzione, di sguardo fisso, di domanda di capire, di adesione a quello che ci dice di fare; da qui nasce l'affezione..."
B. Non è vero che occorre l'affezione per potere seguire, è vero il contrario
"...se tu aderisci all'indicazione che l'altro ti dà, che l'autorità ti dà, se cerchi di capirla, scopri la verità e la vita più di prima e questo ti rende ammirato dell'altro e ti fa affezionare all'altro"
V. Da qui nasce l'amicizia, la compagnia, la comunità
A. l'amicizia è l'energia che costruisce la compagnia
"Per questo il Signore, volendo che l'uomo lo conoscesse, è diventato un uomo e questo uomo ha generato una compagnia, è diventato presente qui ed ora, in ogni momento della storia dentro una compagnia, e se uno pretendesse di avere un rapporto con il mistero di Dio a prescindere dalla compagnia, e specialmente a prescindere da un'autorità che la guidi, si illude, è un'illusione"
B. l'amicizia allo stato minimo è l'incontro di una persona con un'altra persona di cui desidera il destino più che la propria vita; l'altra ricambia questo e desidera il mio destino più di quanto desideri la sua vita
C. l'amicizia è la prima compagnia al suo stato minimale
D. dall'amicizia nasce la compagnia perché questi primi due vorrebbero tirare dentro l'amicizia tutti quelli che incontrano
"badate come è bella la cosa, perché resta tutto secondo la scala fissata dal Signore: c'è il primo, con cui ti sei incontrato che è il primo punto di riferimento; il secondo, il terzo, il quarto...rimane la gerarchia degli affetti come Dio te l'ha suscitata"
E. il pericolo è che più hai affetto, più hai la tentazione di fermarti, di possedere, così perdi la cosa e te stesso: il sintomo che un'amicizia è sbagliata è che gli altri sono estranei
VI. l'amicizia è necessaria non è un optional
A. quello che segui è qualche cosa di inerente alla persona con cui ti metti insieme e che è così bello che vi fa mettere insieme. Ma se è tanto giusto e bello...subito produce, genera
B. la ragione dello stare insieme è capire che al di fuori di certe cose, all'infuori di Cristo non vale la pena vivere
"Perché sono diventato così amico di questo Manferdini e di questo De Ponti con cui andavo sempre?...a tutti era così evidente il qualche cosa di grande per cui stavamo insieme; infatti, chiunque fosse venuto lì...avrebbe sentito parlare di certe cose...abbiamo cominciato a intuire e parlare di certe cose, al di fuori delle quali non valeva la pena vivere"
C. la compagnia autentica è quella che nasce quando uno incontra un altro che ha visto qualche cosa di giusto, di bello e di vero, e glielo dice; e siccome anche lui desidera il giusto, il bello e il vero, si mette insieme.
D. la compagnia si allarga perché interessata a tutta la gente che incontra, per potere dire a tutti il giusto, il bello ed il vero
1. l'opposto di una compagnia così è un egoismo pieno di illusioni, una illusione; una posizione che cerca sollievo nei propri pensieri, in un sogno
"L'ideale è la realtà che tu conquisti pezzo per pezzo, passo per passo; mentre il sogno svanisce, muta e svanisce da un giorno all'altro"
2. la compagnia che si allarga, che si comunica a tutti è una presenza amorosa: la presenza amorosa di Cristo
Conclusione: dalla fede all'obbedienza
Fede
I. E' un fenomeno di conoscenza che implica la ragione, un fenomeno di conoscenza della realtà, di ciò che è
II. La fede è la conoscenza di una realtà che è al di là, che è più di quello che la ragione conosce
III. La fede è ammettere questo più di quello che la ragione conosce, in forza della corrispondenza con il cuore, con le attese, con la risposta a quello che è
IV. La fede è la cosa più razionale che ci sia, perché compie la ragione, risponde a ciò che il cuore desidera
"Senza la fede non ci sarebbe possibilità neanche per la ragione; non ci sarebbe possibilità di affermare ciò per cui l'uomo è mosso...la parola "fede"...riassume tutto, afferma la novità nel mondo"
V. La novità nel mondo è la possibilità di un incontro nel quale l'uomo percepisce che esiste la risposta al suo cuore, alle esigenze del suo cuore, già nel presente
VI. La fede è accogliere un presente, riconoscere un presente
"Nel presente esiste qualche cosa che appartiene al destino, che ha la forma del destino. Ecco, questa è la parola più bella: l'incontro con un presente nella cui forma esiste già il destino"
Libertà
I. Affermare la fede è la libertà
II. La libertà è esigenza di soddisfazione totale, la capacità di aderire al destino, esigenza di totalità di risposta
"...la libertà che non aderisca...è un controsenso, è una negatività: è la morte anticipata (come i padri del Medioevo chiamavano il peccato: la morte anticipata)...se la libertà non aderisce alla fede, si alterano tutti i termini dei rapporti...l'affezione tra l'uomo e la donna...questo è l'esempio che Dio ha messo per primo nel mondo...diventa egoismo invece che amore, negazione invece che affermazione, fragilità rinsecchita invece che creatività feconda, chiusura invece che apertura..."
III. La libertà è la fede che diventa sorgente dell'affettività cioè di una energia di adesione all'essere, a ciò che c'è nella realtà nella sua totalità
Obbedienza
I. La libertà capisce dove deve andare ma non conosce la strada
II. E' proprio il Mistero che ti dice cosa devi fare attraverso la Sua compagnia nel posto in cui ti mette
III. L'amicizia è la suprema obbedienza
IV. E' importante capire l'identificazione tra obbedienza ed amicizia
"...se l'obbedienza ti indica quello che devi fare per raggiungere il tuo destino, che cosa è l'amicizia? E' una compagnia guidata al destino: guidata, cioè devi obbedire"
V. Fede, libertà e obbedienza o amicizia sono le tre parole fondamentali di tutto il nostro vivere
"...una casa non è bella perché tutti sono amici, in quanto allegre e contenti: bisogna vedere perché lo sono!...se una casa è fatta di gente molto amica tra di loro perché condividono realmente, coscientemente il destino...sono capaci, se si trovassero da soli, di creare la comunità dove sono; perché nessuno è solo, l'ha detto Gesù. Nessuno è solo, non perché si sente insieme a chissà chi, a Dio o a Cristo: sentirsi insieme a Dio e a Cristo significa sentirsi insieme a della gente con cui ci mette!
VI. Camminiamo verso Cristo in una compagnia
A. guidati, perciò sicuri, e partendo dall'attrattiva che umanamente le singole persone operano su di noi
B. veramente liberi, perché aderiamo a qualche cosa che ci attira
"Il problema dell'indissolubilità del matrimonio è l'accento significativo di qualsiasi compagnia umana: è impossibile che resista. Se resiste è per interesse di potere politico, economico; perché la soddisfazione come tale è così scadente che decade subito. Sembra non decadere fino a quando non l'hai ancora; quando l'hai decade. Allora come si fa ad avere - senza che decada - qualcosa da cui veramente Dio ci fa attirare? Quanto più la presenza dell'altro desta in te la passione per il suo destino, cioè diventa veramente amore; l'amicizia, cioè lo scambievole amore, è la legge dell'obbedienza"

giovedì 5 giugno 2008

Si può vivere così? - scheda a cura di Giorgio Razeto

Capitolo secondo - La libertà
I cinque passaggi sulla fede
I. Primo, un fatto che accade e che ha la forma dell'incontro
"È il contraccolpo che avviene e che ti fa scoprire qualcosa di nuovo, non è frutto di ragionamento, non è frutto di un itinerario, ma il frutto di un incontro, di un momento che ti colpisce. Un alunno di Guido era un pezzo che andava con i nostri di CL. È stato invitato al matrimonio di un nostro amico di Bologna; è uscito dalla chiesa dicendo Guido: «Ma sai che mi trovo a casa mia per la prima volta?». «Come a casa tua?» «Per la prima volta a casa mia! E ho capito perché sbaglia il mio compagno: perché pretende - e parlava del più intelligente della classe - di scoprire attraverso un ragionamento, attende di fare un ragionamento che di fatto scoprire la verità. Invece la verità si scopre, improvvisamente, in un momento, in un determinato momento.»... La più bella cosa al mondo essere vinti da questi incontri. Ma è tale e quale anche quello che di più bello c'è nell'umano...la accorgersi di aver fatto una cosa buona... perché diventa un accorgersi - oppure imbattersi in una persona da cui ti senti voluto bene. Perché noi non possiamo capire Cristo e seguire Cristo se non attraversiamo anche tutti questi sentimenti umani, perché solo nel seguire Cristo e si diventano cento volte più grandi, più veri, non si tralascia nulla, diventa più vero tutto. Più vero come senso dell'origine, più vero come senso del presente, scopo del presente e più vero come destino".
II. Secondo, l'eccezionalità di questo incontro
"L'eccezionale è quello che corrisponde al cuore. Stranamente, quello che corrisponde al cuore è una cosa che non si trova mai: quando si trova è un segno di eccezionalità grandissima.
III. Terzo, questa eccezionalità crea uno stupore
IV. Quarto, lo stupore porta sempre con sé una segreta domanda: Chi è costui?
V. Quinto, a questo punto l'azione diventa tua responsabilità, tua libertà
"... fino a qui s'è graziato, è una grazia, a questo punto incomincia la tua responsabilità, incominci a dover piegare la testa tu a dover entrare in azione tu. Tu, cos'è il tu umano entra in azione? È la libertà"
A. per aderire basta essere sinceri, affermare la corrispondenza e, perciò, essere ragionevoli
"La ragionevolezza è affermare la corrispondenza tra quello in cui ci si è imbattuti e se stessi e il proprio cuore"
B. per negare occorre un preconcetto: occorre essere attaccati a qualcosa che si vuol difendere
"... se si ha da difendere qualcosa di fronte all'evidenza della verità, non si vede più l'evidenza, non si vede che la verità, si è accanitamente tesi a salvare quello che si vuol salvare
C. c'è una parola che serve per tutto, la parola «scandalo»
"... viene dalla parola greca scandalon che vuol dire «inciampo», come un sasso che in montagna cada sulla strada: devi correre in paese a prendere la, se ci riesci. Scandalo e l'obiezione che deriva da un interesse affermato non in nome della verità, non come ricerca della verità".

1. Che cos'è la libertà
I. l'essenza dell'io umano è libertà
A. bisogna che sappiamo bene cosa voglia dire libertà
B. soltanto comprendendo cos'è la libertà possiamo sapere come usarla
II. la difficoltà di avere l'idea chiara di certe parole viene dal fatto che siamo alienati nella mentalità comune
A. per seguire Gesù, per essere cristiani, per essere nella Chiesa, occorre essere intelligenti cioè essere coscienti di tutto quello che si fa
B. invece, oggi tutti sono superficiali, ripetono meccanicamente quel che sentono
"Tutti vanno avanti con la testa nel sacco e ripetono... Ieri andavamo in macchina ecceda lì in mezzo alla strada un ragazzo in bicicletta che aveva la lingua fuori fin qui e cantava «Oooooh!»... un troglodita. Ma la maggior parte dei ragazzi, se non sono proprio così materialmente... tutti sono così di dentro... Ripetono le canzoni che sentono dire o, peggio ancora fanno solo andare la testa... vale a dire la riduzione più meccanica possibile di quel che sentono, neanche quel che sentono ripetono".
L'esperienza della soddisfazione
I. per capire le parole che riguardano la nostra vita bisogna partire dall'esperienza
II. per capire cosa è la libertà dobbiamo partire dall'esperienza in cui uno si sente libero
A. è necessario partire dall'esperienza, perché l'uomo parte solo da un presente, altrimenti è un'astrazione
B. per arrivare a Cristo si parte dal presente, da Cristo come presente
III. uno si sente libero quando ha soddisfatto un desiderio, mentre quando un nostro desiderio non è soddisfatto, uno si sente soffocato, mortificato, schiavo
IV. la libertà, quindi, è soddisfazione (satisfacere), il desiderio soddisfatto; si può usare anche la parola perfezione (perficere, compiere, vuol dire esattamente satisfacere; un desiderio soddisfatto è un desiderio compiuto, perfetto)
V. la libertà deve essere totale: non c'è se la soddisfazione, la perfezione, non è totale; se non è totale, è una tristezza
"... io desidero andare al mare ai Caraibi, e Carlo mi dice di sì e io tutto contento, felice e libero, lo dico agli altri, lo comunico agli altri «Dopodomani parto». Vado ai Caraibi, poi torno col muso, peggio di prima. «Ma come? Non sei stato ai Caraibi?» «Eh, non so...».
Questa soddisfazione, questa perfezione, se non è totale, se non è totalizzante, se ha qualche buco da cui l'acqua scappa, se ha qualche buco, se rimane qualche cosa di aperto, la libertà non c'è, è una tristezza, il buco è la tristezza. Come diceva Dante in quella terzina: «Ciascun confusamente un bene apprende / nel qual si queti l'animo, e disira: / per che di giugner lui ciascun contende», il cuore dell'uomo è fatto così. «Ciascun confusamente un bene apprende [intuisce l'esistenza di un bene, e la felicità, la soddisfazione] nel quale si queti l'animo e disira [ricerca, la ricerca dell'uomo è sempre una domanda] per che di giugner lui ciascun [giugner è joindre francese] contende [tende, e tutto teso, con-tende con tutti i fattori della sua vita; e contende implica anche il cerchio dell'amicizia e della compagnia umana; è tutto teso a raggiungere questo bene].»

La traiettoria della libertà
I. L'uomo tende sempre di più a soddisfarsi ed a compiere i desideri che ha dentro
II. la definizione ultima della parola libertà, intesa come soddisfazione e perfezione, è un bene nel quale l'animo si quieti, nel quale tutto si è risolto
III. questo bene in cui tutto si è risolto è infinito
"...è infinito perché qualsiasi cosa l'uomo a lì, dice: «E dopo?», qualsiasi cosa l'uomo raggiunga, dice: «E poi?», qualsiasi costo l'uomo goda... «Ciò che più afferrai bramosa nella mano stretta si sfece come la rosa sotto la volta dell'eternità..., e più quel che più mi piacque.» (O. Mazzoni, Noi peccatori: liriche, Zanichelli, Bologna, 1930, p. 78).
IV. l'uomo tende a una perfezione, cioè a un compimento di sé che in tutto quello che raggiungi non c'è mai, non compie il cuore: le esigenze di verità, di giustizia, di felicità
V. pertanto ciò a cui l'uomo tende è qualcosa che è al di là, sempre al di là: è trascendente
VI. in questo modo la coscienza di sé percepisce l'esistenza di qualcosa d'altro, cioè di Dio, del Mistero, Dio come Mistero
VII. la libertà è tanto più grande, quanto più si avvicina all'infinito, è il rapporto con l'infinito, con Dio, e si compirà quando il desiderio di felicità sarà soddisfatto
VIII. la libertà è la capacità di raggiungere Dio come destino ultimo, come qualcosa che deve venire alla fine

2. Come la libertà si muove
I. La libertà si muove attraverso le creature, che è il modo con cui l'infinito la raggiunge per sollecitarla
"Le creature sono il modo con cui l'infinito diventa presente al cuore dell'uomo e gli desta la sete di sé. Gli desta la sete, gli desta l'esigenza della felicità, della giustizia, della verità, dell'amore... La libertà entra in azione, il dinamismo della libertà è in azione perché è toccato dalle creature (è toccato più o meno a seconda che la creatura gli corrisponda più o meno)…gli appare nel segno delle cose".
II. occorre una condizione: bisogna essere sinceri, senza nessun preconcetto
"essere di fronte alle cose e sentirne il richiamo nella sua originalità, nella sua purità: «Ti ringrazio, Padre, perché hai fatto capire queste cose non a chi crede di essere, ma ai semplici». Il semplice è quello che dice pane al pane e vino al vino"
III. il contrario di questo è la menzogna; il contrario della libertà e la menzogna
IV. la libertà è imperfetta e quindi può sbagliare, può scegliere una cosa che non è giusta, che allontana dall'infinito, dalla felicità totale, dal destino per cui si è fatti
A. la legge fondamentale è tendere all'infinito, al destino; quindi, ciò che avvicina di più all'infinito, il destino, corrisponde di più alle esigenze del cuore, cioè alla felicità totale
B. tuttavia, l'emozione può essere attratta da altro, che allontana da questa strada; per cui se uno cede all'emozione si perde (è il concetto di peccato, implicito nel dinamismo della libertà)
" Questo... fa il medico in Tanganica perché l'ha attratto l'idea della missione in Tanganica. Si è fatto frate per andare in Tanganica... Facendo il frate in Tanganica... con i voti già definitivi, incontrando la bionda dice: «La bionda mi attira di più che fare il frate. Allora, se la bionda mi soddisfa di più, ho il diritto di andare con la bionda»... Qual è la legge fondamentale? La legge fondamentale é che tenda a qui (simbolo infinito): tendere al suo destino. Se la legge é tendere al destino (simbolo infinito), T ( Tanganica) è più vicino, lo renderebbe più vicino che B ( bionda), lo farebbe camminare di più. Mi spiego? Ma questa B ( bionda) lo attira di più. T (Tanganica) corrisponde di più alle esigenze del cuore, nonostante quel che sembri, perché l’esigenza del cuore è la felicità totale, è il destino; ma l'emozione più grande è qui B (bionda), allora uno cede all'emozione e vira di qui. Evidentemente perde la strada..."
C. non è un errore l'attrattiva che si sente, è un errore preferire quest'attrattiva all'attrattiva più debole, ma più attiva e sicura verso il destino
"ogni cosa è bene, perché ogni cosa ti richiama al Creatore, ogni cosa, tutto, ma ci può essere una cosa che ti attira di più. Di fronte alla scelta di una cosa che ti attira di meno ma che ti fa andare di più verso il destino, ragionevolmente sei obbligato a seguire la seconda, non la prima; se non fai così, questo è il peccato, l'errore"
D. la vocazione propone, all'inizio, cose normalmente meno attraenti ma sono quelle attraverso cui si cammina verso il destino
1. più si cammina, più diventeranno attraenti le cose che rappresentano il destino
2. è l'inverso di quello che avviene per le cose mondane: l'attrattiva ha il massimo all'inizio e poi finisce
E. La libertà di scelta è propria di una libertà imperfetta, in cammino, non di una libertà compiuta
V. la libertà compiuta, trovandosi di fronte al suo oggetto completo, non potrà più scegliere, ma sarà tutta piena, sarà tutto soddisfatta, non potrà avere la tentazione di scegliere altro, sarà totalmente libera, totalmente libertà

3. LE CONDIZIONI DELLA LIBERTÀ
I. Le condizioni della libertà, perché vada verso il suo destino sono
A. la coscienza del destino (l'amore al destino)
"Se uno perde di vista del destino, allora sbaglia. Tutti...vivono così... È questo l'orrore, questo è contro l'uomo, e la disumanità... Sembra, e tutto il mondo dice: «È giusto, è comodo, è tuo tornaconto, ci tieni e dunque fallo!». No! Perché il destino della vita non è quel che vogliamo noi, è il mistero di Dio, la coscienza del Mistero, la coscienza del destino"
B. il governo di sé
"ci vuole una forza di strappo, una forza per strapparti a quest'attrattiva, così che tu ponga l'energia nell'andare verso il destino. Si chiama mortificazione, capacità di mortificazione o di penitenza. Penitenza, che in greco si dice metànoia, vuol dire «cambiamento di direzione»: invece di andare di qui dove sei più attratto, tu devi fare uno sforzo per cambiare direzione, per cambiare noùs, per cambiare la decisione da prendere"

La compagnia
I. una persona isolata non può realizzare le condizioni della libertà: occorre una compagnia e di richiami al senso religioso, al destino
II. la chiamata di Gesù implica sempre il consegnarsi a una comunità, l'appartenenza Gesù coincide sempre con l'appartenenza a una comunità
III. la comunità è letteralmente, fisicamente Gesù che fa queste cose, Gesù presente
A. nella comunità impari cosa è il tuo destino
B. ti dà la fede, ti sostiene, governa ed educa la tua fede
C. ti fa capire cosa è ed educa la tua libertà
D. ti fa prendere coscienza
1. del sacrificio da fare
2. del tuo peccato, della facilità al peccare, dovuta all'indebolimento della libertà causato dal peccato originale
3. ti incoraggia a riprendere la strada, riconoscendo ciò che porta al destino e l'illusorietà dell'attrattiva
IV. pertanto, occorre seguire la compagnia in cui il Signore ci ha messi, per essere educati nella libertà, perché la libertà diventi veramente la forza della nostra vita e perciò la dignità della nostra vita (non c'è niente di più intelligente che seguire)

Una sintesi
I. abbiamo visto cos'è la libertà; la libertà come imperfezione, in cammino: perciò può scegliere
A. una volta che la libertà giunge all'infinito c'è tutta, sarà tutta piena, tutta soddisfatta, non potrà scegliere altro
B. prima, davanti dei beni, c'è la possibilità di scelta
C. la legge morale è questa: scegliere ciò che porta la libertà al destino (questa è l'imperfezione, l'errore, il peccato)
II. per realizzare la scelta giusta, occorre avere chiarezza nella coscienza del rapporto con Cristo, del rapporto con il destino: il senso religioso vissuto
"Leggete il Vangelo, il primo capitolo di San Giovanni e il ventunesimo, quando sono là tutti insieme quella mattina...era lì vicino a Simone e gli dice sottovoce, senza che gli altri s'accorda, gli dice sottovoce: «Simone, mi ami tu più di costoro?». Questa è la finale della morale cristiana: l'inizio e la fine della morale cristiana. Non gli ha detto: «Simone, mi hai tradito, Simone pensa quante volte hai sbagliato. Simone, pensa quanti tradimenti! Simone, pensa che tu puoi sbagliare ancora domani, dopodomani... Pensa come sei fragile, vigliacco di fronte a me». Macché! «Simone, mi ami più di costoro?»: è andato sotto tutto, sotto tutto; allora questo sotto tutto trascina, e Pietro, amandolo, ha finito per morire come lui"
III. solo la compagnia richiama
A. questa mortificazione, la coscienza della propria fragilità
B. questa seduzione dell'essere, che è il senso religioso
C. ad avere coscienza di quando si sceglie male, riconoscere quando si sceglie male, ad avere la forza del dominio di sé per strapparsi al male
"è un bene poter scegliere, ma è un male poter scegliere male, perciò è ambiguo; non è che la libertà sia in una posizione cattiva, è in una posizione ancora ambigua, può scegliere il bene e può scegliere il male"
D. ad aderire a ciò che porta al destino e per attendere il destino tutti giorni, tutti giorni attendere che venga

Invito alla preghiera
I. occorre ripete il più frequente possibile la breve preghiera emblema del Gruppo Adulto, Veni Sancte Spiritus, Veni per Mariam
II. è lo Spirito di Cristo che ci fa capire le cose, ci dà le energie per andar dietro le cose
III. lo spirito di Cristo ci aiuta attraverso le viscere di una donna di diciassette anni, cioè attraverso le viscere della nostra esperienza comune, di un'esperienza in comunità, dalle viscere dell'esperienza concreta

LA LIBERTÀ - ASSEMBLEA
I. Parole sentite come discorsi o parole pronunciate come preghiera si possono capire soltanto ripetendole
"Quello che il bambino di due anni chiama «mamma» sarà indicato con la stessa parola quando avrà cinquant'anni; ma la stessa parola, non un'altra parola, sarà profondamente diversa, profondamente più compresa, profondamente più amata, profondamente più giudicata... ma uno l'ha ripetuta per tutta la vita. E così è il metodo con cui noi andiamo a Dio, ci intendiamo con Cristo"
II. queste parole sono una forma di domanda: si domanda Cristo; non si usano a vanvera, si usano per domandare Cristo
"... La cosa più grande che possa fare l'uomo con tutta la sua intelligenza, con tutta la sua libertà, qual è? Domandare, come indicare, che è lo stesso"

La libertà
I. «Detto» non è uguale a «imparato»: bisogna ripetere le chiarificazioni, le spiegazioni
II. la cosa importante è desiderare di capire, cioè chiedere di capire, chiedere sempre chiedere
III. chiedere non è pretendere
"... la pretesa chiede fissando delle condizioni, mettendo avanti già delle misure che sono proprie; da ciò che non si conosce non si può pretendere, si può solo domandare"
Cosa significa che tutte le creature non compiono l'ampiezza del mio desiderio?
I. le creature non compiono l'ampiezza del mio desiderio perché non coincidono con l'oggetto totale del mio desiderio
"il mio desiderio ci balla dentro... tende a scegliere quello che lo attira di più, l'emozione... più che la corrispondenza al destino"
II. la mortificazione, lo strappo a quello che ti emoziona di più per amore di ciò che ti corrisponde di più, per affermare la legge morale, non elimina niente: omnis creatura bona ( ogni cosa è bene)
A. il pensiero umano divide ciò che è bene da ciò che male
B. per il cristianesimo
1. male non è niente, non c'è nessuna creatura cattiva
2. il male é solo nell'atto di scelta della libertà, perciò il fattore di peccato è la libertà dell'uomo
III. la libertà è dominata dal fatto che il destino ti riprende e ti richiama, attraverso la comunità in cui vivi dentro la Chiesa, a cui appartieni
"La comunità è ciò a cui si appartiene: è più del padre, della madre e della famiglia"
IV. La libertà incompiuta è la libertà imperfetta di fronte a qualsiasi cosa
A. la libertà è imperfetta per il peccato originale
1. che è un atto dell'uomo
a. di cui ne ha colpa chi lo ha commesso
b. ma le cui conseguenze sono portate da tutti
B. la libertà è imperfetta anche con Cristo, anzi molto di più, perché il peccato originale gioca tanto più quanto più grande è l'oggetto con cui prendiamo rapporto
C. per questo Cristo può apparire senza tutta l'attrattiva che dovrebbe avere: perché la libertà ferita dal peccato originale fa stortare gli occhi verso qualcosa d'altro e allora Lui non appare per quello che è
V. la libertà si gioca davanti a un dovere pesante, davanti alla cosa più pesante che ci sia, la morte, accettando, accettando il progetto di un Altro, che è la volontà di Dio
A. questo è ragionevole perché corrispondere alla volontà di Dio vuol dire corrispondere al proprio destino e quello che ti fa camminare verso il tuo destino è ragionevole
"... cos'è la libertà? La capacità di rapporto col destino. Il destino, cos'è il destino? Facciamo una domanda più facile: dove sta il destino? Il destino sta alla fine della vita. Autostrada Milano-Como: dove incomincia Como? Dove termina l'autostrada per Como! Strada Milano-Pavia: finisce la strada dove incomincia Pavia. Il fine è la prima cosa che si ha presente: quando incominciano a fare una strada, la cosa che hanno presente è il fine, il destino (e Pavia). poi fanno la strada, lavorano, lavorano, lavorano... giungono a Pavia: termina al lavoro! Il destino è alla fine della strada, cioè è al di là dell'ultimo passo della strada, è al di là della morte. È ragionevole tutto ciò che ti porta verso il fine, verso il destino; corrisponde al cuore non l'istinto che senti, ma quello che porta tuo cuore verso il suo destino; e quello che porta il tuo cuore verso il suo destino può essere una vita di stenti e di dolore".
VI. L'esperienza della libertà perfetta
A. non è possibile fin d'ora qui.
B. ogni passo verso il destino è un passo verso il destino completo ma non è il destino nella sua espressione totale finale
"Chi amasse il proprio prossimo con tutto se stesso con tutta la sua energia di volontà, con tutta la sua capacità di sacrificio, con tutta la sua affettività insomma, può intravedere di più, immaginare di più come sarà il paradiso, ma non è ancora il paradiso"
C. chi segue il destino ha il centuplo quaggiù e, infine, la vita eterna, cioè il destino
"Centuplo quaggiù vuol dire che amerete cento volte di più la vostra ragazza, amerete cento volte di più il vostro ragazzo, amerete cento volte di più il papà e la mamma, amerete cento volte di più i vostri compagni di scuola...Perciò chi mi segue, chi segue il destino, chi tende al destino avrà il destino, raggiungerà il suo destino e avrà anche il centuplo quaggiù".
VII. Libertà e grazia
A. l'esperienza della libertà, quando si guarda ad una creatura in rapporto al suo destino, quando si aderisce a ciò che spinge verso il giusto ed il bene, è un atto nostro
"Capisci che è tuo, tant'é vero che, magari avresti la tentazione di guardarla [una creatura] in un altro modo e non la guardi in un altro modo, perché giudichi e dici: «Beh, in un altro modo...e dopo?»
B. la grazia è ciò che permette questa libertà: un complesso di indizi, stimoli buoni, che sono già dentro di noi
"è una grazia avere una certa istintiva ripugnanza al grossolano, è una grazia avere imparato il Padre nostro, è una grazia aver trovato una certa compagnia, è una grazia essersi sentiti dire «Vieni», una grazia incomparabile..."
C. è sempre una grazia che sostiene nel momento della scelta: pertanto, la libertà consiste nel domandare a Cristo la grazia che ti illumini e sostenga
"...più che dire: «Cristo, lascia fare a me: ci penso io, quando viene il momento faccio io». Questa presunzione ti costerebbe cara"
VIII. Esistenzialmente è impossibile vivere la libertà
"...l'uomo è preda dell'ambiente in cui vive ed è soltanto un intervento stupefacente di Dio che può salvare un individuo dall'ambiente, dal tipo facciale e mentale, dalle abitudini normali dell'ambiente in cui vive"
IX. La compagnia come richiamo vicendevole al destino, allo scopo o all'allegria, o alla letizia, o alla purità delle cose, ti aiuta ad agire con libertà, ti fa capire di più cosa è la libertà
"«Sai, Anna, io non ho capito bene questa cosa qui della linea larga e della linea stretta...Come faccio a scegliere la riga più in alto a sinistra che è più stretta?» Allora lei ti spiega perché il disegno non è perfetto...e spiegandoti, l'idea di libertà ti prende di più. E' così che si impara. Dopo anni di questa compagnia uno è diverso, è diverso dagli altri: al lavoro, è diverso dagli altri, a scuola, è diverso dagli altri, all'università è diverso dagli altri, in famiglia diventa diverso dagli altri. Capisce, ragiona, sente, opera, prende le cose in un modo diverso dagli altri. E' un uomo -- direbbe San Paolo -- è un uomo nuovo"
X. Ci vuole tempo perché il passo dello sviluppo della vita è infinitesimale
"Così in queste cose, coi mesi e con gli anni, imparerete; se si segue: tutti quelli che sono venuti e a un certo punto hanno detto: «Sì, lei avrà anche ragione, ma io sono stufo, vado via», non hanno più imparato. Chi è rimasto ha imparato. E' terribile questa cosa: chi sta impara, diventa se stesso; chi non sta perde se stesso".
XI. Ogni creatura è riflesso della ricchezza di Dio, dell'infinita perfezione del Mistero, quindi si è attratti da tutte le parti
"... quanta più sensibilità hai, tanto più sei strappata da tutte le parti: dal grande, dal piccolo, da ciò che ti pigia davanti, da ciò che ti schiaccia, che ti urta di dietro... da tutte le parti"
A. il problema è come si fa sapere quello che dobbiamo scegliere in un determinato momento
B. il criterio è la tua vocazione: sei obbligata a scegliere quello che Dio ti indica come utile -- se non necessario -- al compito vocazionale che ti ha affidato
"Per esempio, se hai la vita dedicata al Signore e fai la professoressa di scienze a scuola, la tua vocazione è quella di dedicarti al Signore totalmente, facendo anche l'insegnante di scienze a scuola. Se sei insegnante di scienze, dovrà spiegare l'ago di pino il meglio che puoi. Perciò è la tua vocazione, che stabilisce che tu debba interessarti del l'ago di pino invece che avere la fortuna e la grazia di interessarti, come la professoressa Vera, di Mozart o di Beethoven, da far studiare. Non c'è altro da rispondere: attraverso le circostanze, se tu sei disponibile come animo e attenta come animo a Dio, Lui ti fa vedere quello che è utile o meglio per la tua vocazione, compreso il tuo lavoro, perché il lavoro è parte integrante della vocazione".
XII. La libertà è il favorire la disponibilità intellettuale, affettiva e creativa a percepire e a corrispondere alla Presenza che ha dettato il tuo inizio e che, qualunque cosa guardi al mondo e in qualunque condizione tu sia, per qualunque giornata tu ti alzi, anche la giornata del peggior esame, è tenuta presente
"... nessuno può dire: uno ti ha legato per il collo e ti ha tratto. No! Se sei qui è perché qualcosa ti ha percosso debolmente, ma ti ha percosso. E ti ha percosso attraverso un presentimento di eccezionalità o, come dice la Bibbia, una promessa di felicità"
XIII. Gesù Cristo c'entra in tutti i rapporti, i beni con i quali l'uomo entra in relazione
"Cristo non è nient'altro che l'incarnarsi...che l'infinito diventi carne vuol dire che l'infinito entra nell'unica grande esperienza della storia, che è la realtà dell'Essere, la realtà del Mistero, vissuta dall'uomo, con la misura umana. Perciò, in tutte le cose, tu trovi il riverbero concreto di Cristo. Perché di che cosa tu sei fatto? Di che cosa un albero di pino è fatto? Di che cosa è fatto un uccellino? «Tutto in Lui consiste.»"
XIV. Cristo è il fattore generativo di tutta la storia dell'umanità, incidente su tutto lo sviluppo della storia, tant'è vero che San Paolo non mette in paragone con tutto: «Tutto in Lui consiste».
XV. È un'altra mentalità, un altro mondo
"Un mondo dove Dio sia uomo, sia presente e mangi alla stessa mensa con me -- Eucarestia -- è un altro mondo. È un altro mondo; soltanto che questo mondo è vero e quell'altro è falso, tant'è vero che tutto quello che dice e non mantiene: «hanno orecchi e non odono, hanno occhi e non vedono, hanno bocca e non parlano»; non mantengono nessuna delle promesse che fanno"
XVI. La libertà è completa quando raggiunge la meta; prima è imperfetta, è tutta tesa a raggiungere il destino, a completarsi
XVII. il valore del cammino
A. serve per capire se è vero il tuo riconoscimento di volere lo scopo, il tuo amore allo scopo, la tua capacità di usare la libertà per questo scopo: si chiama prova
B. è un segno di affezione da parte di Dio
"Una pianta già confezionata è una pianta artificiale; una pianta , per non essere artificiale, deve venire su dalla terra, adagio, secondo tutte le sue leggi. Così, per non essere superficiale o fittizia, la felicità dell'uomo deve nascere anche dalla sua libertà: dalla sua libertà e dalla mano di Dio...Immaginate un papà che viene a casa dal lavoro...e la moglie gli ha lasciato tra i piedi il bambino più piccolo che ha quattro anni...vuole aiutare il papà a portare il fieno: il papà ha addosso la gerla piena di fieno, il piccolino ha la sua manciatina di fieno e, tutto tronfio, segue il papà, ma il papà ci impiega tre ore di più. Così Dio, ma è un'osservazione di San Pietro: Dio ha pazienza per provare la libertà di ognuno di voi"
XVIII. il lavoro e l'obbedienza
A. il valore della vita non è il lavoro ma l'obbedienza alla volontà di Dio
B. la volontà di Dio implica, come fattore normale, il lavoro
C. quale lavoro? Quello che il Padre farà trovare.
1. non lasciandolo cercare agli altri ma cercandolo noi con l'aiuto di tutti
2. fin quando non si riesca a trovare il lavoro che piace, è amore e obbedienza al Padre prendere anche il lavoro che esprime di meno e piace di meno
"...monsignor Manfredini, arcivescovo di Bologna, mio compagno... quando ha detto Messa, l'hanno mandato in un buco appena fuori Milano, e lui faceva una gran fatica, era scoraggiato...un uomo di questo genere avrebbe guidato una grande Chiesa benissimo...e gli hanno dato una parrocchietta di seconda mano, di poche centinaia di abitanti, che sua madre quando mi ha visto si è messa a piangere...E lui ha accettato questo, ha accettato questo, dando grande esempio. Se non accettava quello, magari non diventava arcivescovo di Bologna. Il problema numero uno è l'obbedienza..."
D. in sintesi
1. il lavoro è fondamentale per una concezione cristiana di una vita dedicata a Dio
"Senza lavoro un individuo si rattrappisce e mente alla sua stessa vita. Se, per esempio, un individuo, cercando lavoro per mesi non riesce a trovarlo, nel frattempo prenda quello che gli può capitare tra le mani: invece che lavorare tre mesi di fila potrà lavorare tre settimane di fila, o una settimana su tre mesi"
2. quindi tutti cerchino un posto di lavoro
"... non può essere semplicemente l'individuo che non ha lavoro a doversi sbracciare; è tutta la compagnia che dovrà interessarsi perché abbia lavoro...non è un rimprovero a loro: è la sottolineatura di un'urgenza che deve trovare loro in prima fila a mobilitare se stessi, la casa e tutti gli amici perché lo svolgimento della loro vita contempli e contenga anche questo impegno inevitabile per essere quel che Dio vuole"
3. un posto di lavoro vale anche se non è secondo i propri gusti
"Necessità del lavoro. Per nulla affatto necessità prevalente di quel che pare e piace a sé, anche se innanzitutto si deve cercare qualcosa che piace. Perché innanzitutto si deve cercare qualcosa che piace? perché se ti piace è -- a priori -- un invito più pressante, più immediato che Dio ti dà. E se ti piace, probabilmente, renderai di più, renderesti di più, ma queste condizioni ottimali non sono affatto necessarie.
...Il mio preside di facoltà... mi ha regalato un libro... descriveva la malattia di un diacono, una malattia durata venticinque anni, in cui il lavoro consisteva nella coscienza con cui giorno per giorno cercava di vivere la sua malattia offrendola a Dio in remissione per il mondo. Questo è un lavoro. Perché il lavoro è l'applicazione alla realtà, che resta così più dinamizzata verso il suo destino, della coscienza e dell'affettività e dell'operosità costruttiva dell'uomo che vive la fede. "
XIX. Libertà e possesso
A. Libertà è capacità di adesione: c'è tanta più libertà quanto più uno possiede l'essere, possiede la realtà
B. possedere vuol dire entrare in rapporto a livello dell'essere con un'altra cosa
C. aderire alla realtà, che è un atto di ragione, vuol dire affermarla: è l'inizio del possederla
1. è un modo diverso che aderirvi fisicamente; questo è un aspetto esteriore, è solo un aspetto del possesso
2. l'affermazione della realtà è possesso, perché tu in questo modo affermi e spieghi che cosa sia quella realtà, la capisci, ne puoi usare secondo la tua capacità di rendimento e, se è una persona, la ami
"Non è padronanza il rapporto fisico: non puoi penetrare una pesona fino alla radice dell'anima, mentre se la guardi o se la pensi quando è lontana, la possiedi fino alla radice dell'anima. L'uomo ha un modo di possedere che da una parte tocca quello dell'animale e dall'altra tocca...il possesso di Dio. Dio possiede i sassi e la terra e ogni foglia e ogni passero che cade e ogni fiore del campo...Ma non perché è addosso al fiore del campo, è dentro lì. Il possesso dell'uomo è simile a quello di Dio"
XX. l'alternativa a Cristo è il niente
A. Cristo è venuto per educare al senso religioso, a capire, a riconoscere che c'è uno scopo ultimo a tutto l'andamento delle cose
1. lo scopo ultimo è Dio
2. la libertà secondo Cristo è l'adesione all'Essere, al Mistero, perciò la vita è tutta positività, anche il male è fatto per un positivo
B. se come ipotesi di lavoro invece che Cristo prendi l'anti-Cristo
1. prendi qualcosa che non aderisce niente
2. la libertà non è adesione all'essere, perciò la vita è male
"... anche il bene diventa male perché, alla fin fine, diventa cenere, si incenerisce anche lui, è inutile che ti ci impegni..."
XXI. la coscienza del destino
A. la coscienza del destino è scegliere ciò che emerge, sia pure confusamente, come migliore, come più utile
B. la coscienza chiara del destino non è necessaria perché tu cammini verso la verità del tuo destino
C. si possono scegliere le cose che portano verso il destino anche solo per affermare un'ipotesi positiva
"... anche semplicemente per il terrore che «senza questo cosa ti rimane?»...San Pietro: «Signore, se andiamo via da te, dove andiamo? Tu solo hai parole che spiegano la vita». Perché, se tu elimini l'ipotesi positiva, ti rimane l'ipotesi negativa... Questa seconda non è mai razionale, perché non spiega, non è mai ragione comprensiva di tutto. Affermare l'aspetto negativo, una soluzione negativa, non è mai razionalità, mai, perché la ragione è coscienza della realtà secondo tutti i fattori che la convogliano al suo destino. Se un bambino -- ho già accennato questo paragone -- diventato grande si trova di fronte all'ipotesi: «Ma mia madre è morta veramente durante la guerra o c'è ancora?» (perché ha degli elementi per poter dubitare), per poterla eventualmente trovare deve usare un'ipotesi positiva; con ipotesi negative non si viene a capo di nulla, non si scoprirebbe niente, non avanzerebbe la scienza, non avanzerebbe la tecnica"
XXII. La dinamica della libertà senza Cristo sarebbe impossibile
"sarebbe una cosa che uno sentirebbe giusta, più naturale, ma non avrebbe gli elementi per una sicura chiarezza, non avrebbe soprattutto l'elemento fondamentale, cioè il coraggio di affermarla"
XXIII. La necessità di un'ipotesi positiva e non un'ipotesi negativa è la più grave questione di metodo che si possa citare
"... in quarta ginnasio è arrivato un discepolo di Enrico Fermi, anzi il suo discepolo prediletto, un certo Don Borghi. Nel primo compito che ci diede... mise un problema irrisolvibile: nello svolgimento avremmo dovuto dimostrare che era irrisolvibile. Tutti noi, istintivamente, siamo partiti con l'ipotesi positiva, perciò tutti l'abbiamo risolto! La volta dopo ha detto: «State attenti che il problema irrisolvibile è il primo, lo dovete dimostrare». Tutti hanno preso 4, perché nessuno era sicuro di aver svolto bene il problema...Mi capite? Partire con l'ipotesi negativa ti impedisce di risolvere; tant'è vero che là dove si parte con l'idea negativa che la vita è senza senso, manca la vita, viene meno la vita: i bambini non ci sono più... È soltanto l'affermazione certa di una positività ultima che permette all'uomo di affrontare i problemi, di riscoprire e riaffrontare tutti problemi e di tendere a risolverli fino a quando ha trovato la soluzione"
XXIV. Differenza tra l'ipotesi negativa che blocca e il temperamento malinconico che viene definito positivo nel libro di Scuola di Comunità
A. il temperamento malinconico è positivo
1. perché consente di capire il limite delle cose
2. dunque che le cose sono fatte sostenute da un altro
3. e quindi ti spinge alla ricerca di qualcosa d'altro
B. l'ipotesi negativa invece è una malinconia, una tristezza che dice «Tutto è niente...»
"Come certe persone che poi ti stanno sullo stomaco, perché vengono lì, per consolarsi da te e tu dici loro: «Ma no, guarda e ci sono anche le cose buone...», e loro: «No, tutto è niente... non val la pena niente»; ma «Allora vattene a casa tua!» "
XXV. Destino e circostanze: desiderio di vita e situazione che va verso la morte
A. il destino è per la vita, le circostanze possono essere per la morte ma vince il destino
"Se il tuo destino ti dice: «Sono fatto per la vita», vuol dire che questo è più forte e prevarrà, prevale sul fatto che tu, nelle circostanze in cui sei, debba morire. Vuol dire che c'è qualche cosa d'altro o un'altra posizione, qualcosa d'altro per il quale il destino trionfa, allora tutto è destinato a diventare niente...polvere dentro una tomba, mummia rinsecchita dentro una prigione di trentamila anni"
B. Cristo ci ha chiamati per gridare a tutti la ragione vera, il destino inerente la nostra natura e aiutare la speranza della gente
C. nessuno più insegna questo: per questo il problema della nostra vocazione è gravissimo, e la cosa di cui il mondo ha più bisogno
"Il dramma è che il 99 per cento delle madri non insegna più queste cose ai figli, e per questo non sono madri: madre può essere anche una puledra, se madre vuol dire buttar fuori dal ventre qualcosa; si è madri se si educa al destino. Infatti, se una donna adotta un bambino di due mesi, di tre mesi e se lo tira su insegnandogli a vivere e insegnandogli il valore del destino, la positività della sua vita, quella è veramente sua madre"
XXVI. Il lato positivo della libertà
A. la libertà è il più gran dono di sé che Dio ha fatto all'uomo facendolo simile a se; per cui l'uomo è il signore di se stesso e del creato
B. l'applicazione della libertà è semplicissima basta riconoscere e accettare l'evidente, aderire a una presenza evidente
"Con questa presenza ti scontri: vai fuori dalla porta e ti scontri col naso contro questa presenza... il dinamismo della libertà è una cosa semplicissima, qui sta la sua difficoltà: che è semplice! Tutto il fuoco ostile che tenta di bruciare la libertà è fatto di fiammelle che dicono: «Ma, forse, se, comunque, però», che sono tutte parole che non ti fanno cogliere il reale (il contrario della ragione che è cogliere il reale), che ti tolgono dal reale, che fanno fuoco di fila per sbarrare e impedire il tuo cammino verso la realtà..."